Page 106 - Goya y el mundo moderno
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5. Francisco Goya [Cantiere], 1812-1820/1823 New York, The Metropolitan Museum of Art
6. Francisco Goya
[Tre uomini che scavano], 1812-1820/1823
New York, The Metropolitan Museum of Art
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e al tempo stesso motivi tipici degli eventi bellici: L’arrotino (cat. 23) e L’acquaiola (1808-1812 circa, Budapest, Szépmüvészeti Múzeum; fig. 7). Poco do- po la guerra realizza la serie di stampe della Tauro- machia (1816), in cui racconta in parte la storia del- la corrida e in modo più dettagliato alcune delle sue fasi, raffigurando toreri ed eventi ben noti agli ap- passionati (Goya era uno di loro). La corrida era, ed è, una festa ma l’artista descrive i fatti in tono dram- matico se non addirittura tragico: La canaglia viene sgarrettata con lance, falci, banderillas e altre armi, Picador cade da cavallo sotto il toro e Morte di Pe- pe Illo (cat. 25-27).
Il dramma si iscrive nella quotidianità, al pari del grottesco e del folle, ma non per questo essa smette di essere tale o di essere percepita come tale. L’elemento drammatico non la nobilita, ed è per questo motivo che la quotidianità dolorosa e negativa ci appare co- me la realtà in cui ci muoviamo, il mondo in cui vi- viamo. In questo modo l’arte di Goya supera il con- fine abituale di un pittore (soprattutto di un pittore di genere): non si limita a rappresentare fenomeni, personaggi e luoghi singolari, ma introduce in questa singolarità, senza prescindere da essa, una riflessione di carattere universale sul mondo e sulla vita.
Goya dipinse gli esseri umani, l’emozione e il tempo dei suoi amici e familiari e di coloro che lo in-
caricarono di ritrarli. E dipinse se stesso, i suoi so- gni e i suoi incubi, gli incubi di tutti, anche i nostri. I Capricci furono, per così dire, un “avviso” (come lo saranno poi I disastri della guerra per la rappre- sentazione della violenza e i Disparates [follie, spro- positi] per il grottesco) con cui si capiva fino a che punto si poteva arrivare nella descrizione di un mon- do della notte che si collegava e intrecciava con le abitudini quotidiane: il Paseo de Delicias, Atocha, il Paseo del Prado – viali e luoghi d’incontro dei ma- drileni del Settecento, l’ultimo dei quali esiste anco- ra – il corteggiamento, ma anche la prostituzione, la superbia dei potenti e il gioco insolente dei majos (un gioco che divertiva anche i potenti) le liti tra don- ne, majas, lavandaie o semplici ragazze comuni, vi- ste per un attimo, spiate da un artista che è diventa- to un voyeur. Come non immaginare Goya e i suoi amici del circolo che ridono, guardando e commen- tando queste scene! La golosità dei preti, le loro su- perstizioni, i vizi, come pure il difetto insopportabi- le di un matrimonio che non si può sciogliere o il vo- lo di alcune streghe nel silenzio della notte (fig. 8).
È opportuno ricordare che questi sono gli anni in cui il costumbrismo4 conosce il suo massimo e più brillante sviluppo e l’interessante è diventato uno dei più alti valori del gusto e del piacere estetico. La scel- ta, la selezione di Goya non è affatto banale: altri ar-