Page 107 - Goya y el mundo moderno
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7. Francisco Goya L’acquaiola, 1808-1812 circa Budapest, Szépmüvészeti Múzeum
8. Francisco Goya
Capriccio n. 14 (Che sacrificio!), disegno preparatorio, 1799 (verificare data)
Madrid, Museo Nacional
del Prado
tisti avevano optato per la notte nell’ambito delle rappresentazioni di fantasia, ma il pittore aragone- se preferisce attenersi alla realtà quotidiana e lì per- cepire ciò che gli altri attribuivano all’immaginazio- ne. Le sue immagini sono più interessanti, se possi- bile più pittoresche, ma hanno sempre una sfuma- tura grottesca – molte volte comica – che fa pensa- re a una caricatura della vita di tutti i giorni.
La percezione dei costumi spagnoli così come erano stati rappresentati nei cartoni per arazzi subi- sce adesso un profondo cambiamento: quell’ambiente luminoso cede il passo a una realtà sordida in im- magini la cui interpretazione rimanda sia al mondo del corteggiamento e dei complimenti sia a quello della prostituzione. Procedendo in questo modo, Goya introduce una nota morale – non moralista, ma piuttosto civile nel senso dato al termine dagli il- luministi5 – in scene che altrimenti sarebbero state semplicemente di genere e, benché non prescinda dal pittoricismo tipico dell’epoca, “qualifica” questo am- biente pittoresco con un accento che presto si defi- nirà “goyesco”.
Il termine “goyesco” deve essere analizzato con attenzione poiché, sebbene si applichi in modo un po’ aleatorio ai seguaci di Goya e al suo “spirito”, il più delle volte (non sempre) implica una limitazione ri- duttiva dell’opera dell’artista. La parola possiede va- ri significati. In primo luogo si riferisce al mondo del majo e della maja, di banditi, braccianti, toreri, da- me e cavalieri protagonisti dei cartoni per arazzi. Goyesco pertanto è un mondo di felicità, talvolta bru- tale ma quasi sempre amabile, strano e interessante. Anche le ruffiane, i damerini – cicisbei nella termi- nologia dell’epoca – le dame e le prostitute che al tra- monto o di notte passeggiano lungo i viali di Madrid, gli stregoni e le streghe, i preti lussuriosi e golosi dei Capricci, sono goyeschi. La distanza tra i fogli dei Capricci e i cartoni è enorme, ma un punto di con- tatto c’è: dipinti e stampe rappresentano il mondo di tutti i giorni. Goyeschi sono i toreri della Tauroma- chia – i vari Pepe Illo, Martincho e Pedro Romero –, e goyeschi sono gli aspetti più oscuri della fiesta, la morte del torero, del picador e del cavallo, il chias- soso tripudio del pubblico ecc.
Queste tre connotazioni del goyesco suscitaro- no l’interesse dei viaggiatori europei, degli artisti e intellettuali europei che in questi mondi videro la manifestazione di una sorta di singolare originalità, e degli artisti e intellettuali spagnoli che ne svilup-
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