Page 11 - Goya y el mundo moderno
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 nulla sfuggiva al suo sguardo. Di certo eseguì molte opere su commissione – non poteva essere altrimenti per un pittore vissuto a cavallo
tra Settecento e Ottocento – e altre per piacere personale, ma neppure quelle frutto di incarichi ufficiali sfuggivano alla curiosità che lo spingeva a cercare/dipingere la verità: i ritratti di corte, all’epoca l’incarico più importante per un pittore, sono la migliore testimonianza di quell’interesse. Dipingere il mondo felice delineato dal pensiero illuminista, ma anche le ombre che lo accompagnano, è stato l’obiettivo di Goya
e costituisce la cifra della sua modernità.
Le ombre sono arrivate ad acquisire una tale densità da generare la deformità del folle e del grottesco, del mondo della notte, ma hanno anche suscitato l’esasperazione e la necessità di urlare davanti a ciò che non può essere sopportato
e tollerato. Per dipingere quest’urlo, una delle linee di sviluppo dell’arte e della cultura moderne, gli artisti hanno fatto più volte ricorso al gesto pittorico della pennellata. Non lo hanno nascosto, lo si percepisce nelle loro opere, nelle manifestazioni espressive della soggettività.
Il grido è il tratto caratteristico della deformazione grottesca e dell’assurdo,
la rappresentazione visuale della violenza estrema. L’urlo deforma i volti delle madri picassiane
del 1937 e quelli delle donne di Julio González, tra cui la Montserrat, scolpiti in piena guerra civile spagnola. Il grido soffocato è quello delle bocche aperte dei personaggi di Music, cadaveri
impilati l’uno sull’altro che evocano I disastri goyani, sta nella bocca dei giustiziati di Guttuso e Vedova, che tanto ricordano Le fucilazioni
di Goya, e domina anche le immagini degli espressionisti astratti americani e le opere
di Millares, Saura, Kiefer, Appel e Jorn.
La mostra è suddivisa in cinque sezioni,
in ciascuna delle quali Goya è presentato
come punto d’origine di un tema che ha trovato mediazioni e sviluppi complessi, talvolta tortuosi, in molti altri artisti. La prima ha per argomento la creazione della soggettività nei ritratti e
negli autoritratti; la seconda si occupa della vita di tutti i giorni con le sue varie ramificazioni;
la terza è incentrata sul grottesco, sul comico
e sul folle; la quarta riguarda l’esercizio
della violenza, con l’apice cruciale e intenso rappresentato dalla guerra; la quinta, infine,
ha per tema l’urlo che riduce i volti della soggettività analizzata nella prima sezione
a meri resti di figure, risonanza di echi, individuali e collettivi, personali e universali.
Valeriano Bozal Concha Lomba














































































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