Page 299 - Goya y el mundo moderno
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Biografie
Leonardo Alenza y Nieto
(Madrid 1807-1845)
Leonardo Alenza y Nieto nasce a Ma- drid il 6 novembre 1807. Valentín, il padre, poeta al servizio del regime as- solutista, si risposa, in seguito alla pre- matura scomparsa della prima moglie, con una certa Micaela. La famiglia re- sta a Madrid durante la guerra d’indi- pendenza spagnola, così Leonardo tra- scorre l’infanzia vicino ai principali tea- tri di combattimento. Da ragazzo non condivide le idee politiche del padre e sostiene la causa della libertà, ma il ca- rattere sensibile e pacifista gli impedi- sce di partecipare attivamente alla lot- ta; delicato, introverso e amante della solitudine, fin da piccolo si sente at- tratto dalla pittura. Studia presso l’Ac- cademia di San Fernando con maestri quali José Aparicio, Antonio Ribera e José Madrazo, esponenti del neoclas- sicismo che gli assicurano una solida base tecnica e una scioltezza del tratto che gli consentiranno in seguito di di- segnare con estrema facilità dal vero e a memoria. L’influenza di Goya, rico- noscibile soprattutto nelle incisioni, gli apre nuovi orizzonti, lontani dal lin- guaggio accademico. Alenza non può essere tuttavia considerato un mero imitatore: dall’opera del maestro ara- gonese egli trae solo la prospettiva tra- mite la quale osservare la realtà e gli ambienti popolari. Agli inizi della car- riera dipinge comunque tele conformi alla linea dell’arte ufficiale, come Mor- te di Daoíz o Le scienze e le arti pian- gono la morte di Ferdinando VII, qua- dri con tutta probabilità non troppo ben accolti, giacché l’autore non rice- verà più commissioni dello stesso ge- nere. Ottiene due premi minori nelle mostre dell’Accademia del 1838 e 1840 e, due anni dopo, la stessa Accademia gli conferisce il diploma al merito per la sua versione dell’episodio biblico di Davide e Golia. Durante la seconda fa- se dell’assolutismo fernandino prende le distanze dalla corrente dominante, ma non aderisce neppure ai circoli li- berali e romantici. Scapolo e sempre
cagionevole di salute, obbligato a man- tenere i propri genitori con la pittura come unico mezzo di sostentamento, si dedica ai ritratti. In questo genere ot- tiene risultati di assoluto rilievo, di- mostra abilità nel catturare la psicolo- gia dei modelli pur insistendo, in gran parte dei ritratti, su uno schema simi- le. Coltiva inoltre il genere costumbri- sta di tendenza naturalista, creando quadri di piccolo formato e dipinti a olio in cui riproduce l’ambiente popo- lare dei sobborghi madrileni trasferen- dolo sulla tela senza idealizzazioni né artifici. La sua satira, tutt’altro che fe- roce, si concentra di solito sugli ecces- si sentimentali tipici dell’epoca e criti- ca il “suicidio romantico”; in certe oc- casioni affronta la questione della stre- goneria, un retaggio goyesco. Una buo- na occasione per raggiungere il suc- cesso è l’incarico per la decorazione del Café de Levante, all’epoca assai loda- ta, della quale ci restano solo i disegni. L’autore viene tuttavia criticato per il suo rifiuto dell’accademismo e la li- bertà con cui si esprime. Grazie alla protezione di Mesonero Romanos il- lustra il “Semanario pintoresco español”; poiché per realizzare le illu- strazioni deve lavorare il legno, impa- ra la tecnica della xilografia ed entra a far parte di un gruppo di artisti che si dedicano a questa arte. La sua produ- zione aumenta e, tra il 1840 e il 1842, partecipa alla pubblicazione indipen- dente delle Scene madrilene, Gli spa- gnoli dipinti da se stessi e Gil Blas de Santillana. Dopo la sua morte, sessan- tasei dei suoi magnifici disegni verran- no selezionati per l’album Capricci ori- ginali di Alenza (Leonardo), continua- zione di quelli di Francisco de Goya, anche se originariamente tali opere non erano state concepite con una simile in- tenzione. La morte lo coglie prematu- ramente, dopo sei mesi di malattia, il 30 giugno del 1845, troncando a soli trentotto anni una promettente carrie- ra. La sua produzione, in particolare quella pittorica, non è troppo ampia, mentre quella grafica è più nutrita. So-
no frequenti gli schizzi a inchiostro che l’artista realizzava dal vero nel corso delle sue passeggiate per le strade di Madrid e che gli servivano da spunto per dipinti o incisioni successive. Vie- ne sepolto nel cimitero di Porta de Fuencarral grazie a una colletta orga- nizzata dagli amici per evitare che i suoi resti finiscano in una fossa comu- ne. La matrigna, donna Micaela, sua unica erede, venderà poco a poco gli oltre millesettecento disegni lasciati dal- l’artista.
V.M.
Bibliografia
E. Pardo Canalís, Dibujos de Alenza, in “Goya. Revista de arte”, n. 213, 1989, pp. 130-139; B. Torres Gonzá- lez, Leonardo Alenza (1807-1845). Di- bujos y estampas, catalogo della mo- stra, Ministerio de Educación y Cultu- ra, Secretaría de Estado de Cultura, Centro de Publicaciones, Madrid 1997.
Karel Appel
(Amsterdam 1921 - Zurigo 2006) Karel Christian Appel nasce ad Am- sterdam il 25 aprile 1921. Figlio di Jan Appel e Johanna Chevalier, studia, no- nostante il dissenso dei genitori, pres- so l’Accademia Reale di Belle Arti di Amsterdam dal 1940 al 1943. Qui co- nosce Guillaume Corneille e Constant con i quali fonda il gruppo sperimen- tale noto come Reflex che in seguito, nel 1948, con l’arrivo di altri artisti quali Asger Jorn, cambierà il nome in CoBrA – acronimo delle città d’origi- ne dei membri fondatori (Copenaghen, Bruxelles, Amsterdam) – per opera di Christian Dotrémont, redattore anche del manifesto del gruppo. CoBrA si propone di partire dal grado zero del- la pittura, lasciando corso alla libera espressione dell’inconscio senza le in- tromissioni o il controllo dell’intellet- to. Al gruppo aderiscono anche Jean Atlan, Pierre Alechinsky e Joseph Noi- ret. Il collettivo partecipa alle mostre di Copenaghen (1948), Amsterdam (1949) e Liegi (1951), ma i conflitti tra
Asger Jorn e Christian Dotrémont por- teranno allo scioglimento del gruppo nel 1951. Nel 1950, Appel si trasferi- sce a Parigi, mentre durante l’estate la- vora la ceramica ad Albisola (in Ligu- ria). Appel spinge l’espressionismo fi- no ai suoi limiti e lavora impasti den- si con cui dà vita a forme astratte, se- guendo la strada aperta da Jean Du- buffet e dai dipinti dell’art brut. A par- tire dal 1951 la sua pittura diviene un po’ più fluida, ma l’artista è ancora concentrato sull’idea di dipingere “co- me un bambino”. Dopo il disgrega- mento del gruppo CoBrA, Appel entra a far parte del gruppo di pittori che Mi- chel Tapié (conosciuto a Parigi) definì informali. Nel corso degli stessi anni Tapié lo mette in contatto con la Martha Jackson Gallery di New York con cui l’artista consoliderà un rap- porto ultraventennale. Nel 1954 espo- ne per la prima volta oltreoceano. A metà degli anni cinquanta e durante gli anni sessanta e settanta gli vengono commissionate varie opere destinate a edifici pubblici, come il murale per il ristorante dell’Unesco a Parigi. Nel 1960 realizza sculture in legno dalla grande forza gestuale. Negli anni set- tanta inizia a utilizzare materiali qua- li il poliestere e l’alluminio, creando sculture mobili che considera “giocat- toli per bambini”. A partire da questo momento divide il suo tempo tra Pari- gi, il suo “Château de Molesmes” (Auxerre), la Toscana, in cui dipinge paesaggi, e gli Stati Uniti, dove si de- dica alla scultura; visita inoltre il Mes- sico, il Colorado, il Giappone e la Ci- na. Durante gli ultimi anni di vita Ap- pel lavora a degli assemblage aggre- gando materiale alla tela o “assem- blando” elementi direttamente sul ter- reno; realizza inoltre nudi e altri dipinti inseriti in un ciclo denominato Victory of Matter. Durante tutta la sua carrie- ra Appel si è sempre interrogato sulle possibilità della materia: “la pittura è sempre una lotta con se stessi e con i materiali [...] si tratta di una lotta in- teriore, una lotta cui si deve l’evolu-
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