Page 301 - Goya y el mundo moderno
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Salvador Dalí
(Figueras 1904-1989)
Salvador Dalí nasce a Figueras (Gero- na) l’11 maggio 1904 dopo la morte del fratello, anch’egli chiamato Salva- dor. Intorno ai dieci anni dipinge i pri- mi quadri, che rivelano influenze im- pressioniste e moderniste, e nel 1918 espone presso la Società dei Concerti di Figueres. Da giovane è anche un pro- lifico scrittore, un’attività che aiuta a far luce sulla sua vita e opera. Nel 1921 entra all’Accademia di San Fernando a Madrid e – allontanato temporanea- mente dalla stessa – frequenta l’Acca- demia Libera di Julio Moisés. Alloggia nella Residencia de Estudiantes, dove fa amicizia, tra gli altri, con García Lorca, Luis Buñuel e Moreno Villa. Vi- sita spesso il Museo del Prado ed en- tra in contatto con l’opera di Freud, che conosce personalmente nel 1938. Nel 1925 partecipa all’“Exposición de Artistas Ibéricos” e presenta la sua pri- ma personale nelle Galerías Dalmau di Barcellona. L’anno successivo si reca per la prima volta a Parigi e conosce Picasso; lo stesso anno viene espulso definitivamente dall’Accademia per condotta sovversiva. Nel 1927 colla- bora con Lorca alle scenografie di Ma- riana Pineda e alla rivista “L’Amic de les Arts”. Pubblica il Manifiesto Artí- stico Catalán; alla fine di gennaio del 1929 scrive insieme a Luis Buñuel la sceneggiatura di Un chien andalou ed entrambi entrano nel gruppo surreali- sta. Conosce Gala, che si separa dal marito, il poeta Paul Éluard, per an- dare a vivere con lui. Presso la Galerie Goemans viene inaugurata la sua pri- ma mostra parigina e nel 1930 viene presentato L’âge d’or. In seguito a un accordo economico con il visconte di Noailles acquista una casetta a Port Lli- gat. A quel tempo dipinge con il me- todo “paranoico-critico”, inventato da lui stesso e ispirato alla fantasia oniri- ca. Nel 1932 partecipa alla collettiva dedicata al surrealismo a New York e l’anno successivo pubblica le sue ri- flessioni teoriche sulla rivista “Le Mi- notaure”. L’espulsione dal movimen- to surrealista non lo turba, giacché si considera l’anima del gruppo. Già tra- sformato in un personaggio pubblico, tiene conferenze, appare sulle coperti- ne delle riviste e pubblica testi quali La conquista dell’irrazionale. Durante la guerra civile risiede in Italia; allo scop- pio della seconda guerra mondiale si trasferisce ad Arcachon e dopo la ca- duta della Francia – visitato il padre dopo dieci anni di separazione – si tra- sferisce negli Stati Uniti. In America espone al MoMA insieme a Joan Miró; scrive La mia vita segreta (pubblicata
nel 1942) e intraprende vari progetti come quello, frustrato, di Destino con Walt Disney o le illustrazioni del Don Chisciotte. Tornato in Spagna nel 1948, si stabilisce definitivamente a Port Lligat, dove crea la maggior par- te delle sue opere e, abbandonato il sur- realismo, sperimenta un ritorno al clas- sicismo. A partire da quel momento af- fronta temi religiosi o storici, come nel- la Madonna de Port Lligat o nel Sueño de Cristóbal Colón. Il 19 giugno 1951 proclama il suo Manifiesto místico. La sua eccentricità non fa che aumentare e il pittore si converte in un personag- gio da rotocalco. Nel 1954 viene or- ganizzata una mostra itinerante a Ro- ma, Venezia e Milano, e tre anni dopo collabora di nuovo con Walt Disney a una sceneggiatura del Don Chisciotte che non verrà mai filmata. Nel 1960 i surrealisti si oppongono alla sua par- tecipazione alla mostra internazionale del movimento a New York. Nel 1962 muore il padre e due anni dopo Fran- co gli conferisce la Gran Croce di Isa- bella la Cattolica. Nel 1966 la Galle- ria d’Arte Moderna di New York or- ganizza in suo onore la maggiore re- trospettiva mai dedicata a un artista vi- vente. Nel 1971 viene inaugurato il Museo Dalí a Cleveland (Ohio) e l’ar- tista annuncia la creazione del Teatro- Museo di Figueras, aperto tre anni più tardi. Nel 1979, già membro dell’Ac- cademia di Francia, in coincidenza con i suoi settantacinque anni Dalí parte- cipa all’inaugurazione di una retro- spettiva presso il Centre Pompidou di Parigi, uno degli ultimi eventi pubbli- ci a cui prende parte. Gala scompare il 10 giugno 1982 e l’artista abbandona l’attività pittorica. Due anni dopo vie- ne ricoverato a causa delle ustioni di terzo grado causate dall’incendio del- la sua camera da letto nel castello di Púbol. Muore per un attacco cardiaco il 23 gennaio 1989. Le sue spoglie ri- posano nella cripta del Teatro-Museo di Figueras.
V.M.
Bibliografia
A. Sánchez Vidal, Salvador Dalí, Fun- dación Mapfre, Madrid 2007; S. Lauryssens, Dalí y yo: una historia sur- real, Ediciones B, Barcelona 2008.
Honoré Daumier
(Marsiglia 1808 - Valmondois 1879) Honoré Daumier nasce a Marsiglia il 26 febbraio 1808 e a otto anni si tra- sferisce a Parigi con la famiglia. Inizia a lavorare giovanissimo presso il tri- bunale e in una libreria, ma mostra già una notevole propensione per l’arte e, malgrado le riserve del padre, vetraio
con ambizioni di poeta, si iscrive ai cor- si di disegno dell’Académie Suisse. Col- pito dal suo talento, Alexandre Lenoir lo incoraggia a proseguire gli studi nel settore delle arti grafiche. Impara an- che copiando le opere dei grandi mae- stri esposte al Louvre e inizia la sua car- riera riproducendo disegni, xilografie e illustrando annunci pubblicitari. A vent’anni collabora con il giornale umoristico “La Silhouette”; nel 1830 “La Caricature”, un periodico d’op- posizione diretto da Philipon, pubbli- ca le sue prime caricature politiche fir- mate con lo pseudonimo di Rogelin, che gli procurano una certa fama. Vie- ne incaricato di eseguire una serie di sculture e ritratti poi esposta nelle ba- cheche della sede del giornale. Nel 1832 Daumier viene condannato a sei mesi di carcere per il ritratto di Luigi Filippo I d’Orléans raffigurato nei pan- ni di Gargantua apparso nel giornale satirico “Le Charivari”. Scontata la pe- na, continua a collaborare con la rivi- sta e copia Rubens e Goya.
La censura imposta a partire dal 1835 lo spinge ad abbandonare la satira po- litica e a dedicarsi all’osservazione del- la realtà che lo circonda. In un’ampia serie di incisioni mette in ridicolo i co- stumi dell’epoca, soprattutto della bor- ghesia. Elimina i particolari e deforma le fisionomie e le espressioni di avvo- cati, giudici, saltimbanchi e artisti. Tal- volta il realismo si trasforma in un li- rismo visionario come nella serie Don Chisciotte.
Raggiunge la fama con il personaggio di Robert Macaire, ma inizia a con- trarre i primi debiti. Frequenta gli am- bienti romantici e bohémien e nel 1845 affitta uno studio nell’Île Saint-Louis, dove realizza la serie di litografie inti- tolata Uomini di giustizia e conosce ar- tisti di cui rimarrà amico per tutta la vita, come Steinlen, Daubigny e Bau- delaire, che gli dedicherà parole d’elo- gio. L’anno dopo nasce suo figlio, che morirà in tenera età, e sposa la sarta Marie-Alexandrine Dassy.
La rivoluzione del 1848 gli consente di tornare ai temi politici e gli ispira al- cune stampe molte suggestive. Inizia a ritrarre i parlamentari. Sempre nel 1848 partecipa senza successo a un concorso per l’immagine della nuova Repubblica; in seguito riceve un inca- rico ufficiale per un dipinto a soggetto religioso. Qualche tempo dopo decide di non partecipare più ai Salon. Co- mincia a trascorrere le estati a Val- mondois e stringe amicizia con Millet, Corot e Rousseau. Nel 1860 viene li- cenziato da “Le Charivari”, perdendo così una fonte sicura di guadagni, e ri- prende a eseguire litografie e disegni
umoristici. La sua produzione litogra- fica è vastissima, ma adesso il suo in- teresse si concentra sulla pittura, nella quale si avverte l’influenza di Dela- croix, Corot, Millet e Fragonard. Abi- le scultore, modella opere di grande ef- ficacia espressiva, tra cui busti di de- putati, il bassorilievo Gli emigranti e Ratapoil.
La situazione economica precaria gli impedisce di mantenere un atelier a Pa- rigi e così nel 1865 si trasferisce con la moglie a Valmondois, dove vive il suo amico scultore Geoffroy-Dechaume. Lì si dedica alla pittura, malgrado si ma- nifestino i primi sintomi della perdita della vista. Di nuovo senza mezzi per pagare un affitto, viene aiutato da Co- rot che gli presta una piccola casa. Nel 1871, dopo l’assedio di Parigi, viene nominato membro di una commissio- ne per la salvaguardia dei musei e com- pleta una serie di litografie sulla guer- ra del 1870. Nel 1877 il governo gli concede una modesta pensione e l’an- no dopo i suoi amici organizzano una retrospettiva dei suoi lavori alla Gale- rie Durand-Ruel, che ottiene buone cri- tiche ma non dà i risultati economici auspicati. Daumier non può neppure visitarla perché è stato operato, senza successo, agli occhi. Il 10 febbraio 1879 muore per un colpo apoplettico a Valmondois, dove alcuni anni dopo sarà eretto un busto in suo onore, fi- nanziato da una sottoscrizione nazio- nale. I suoi resti vengono poi traslati a Père-Lachaise, dove oggi riposano ac- canto a quelli di Millet e Corot. FIRMA?
Bibliografia
B. von Waldkirch, Daumier Zeich- nungen, catalogo della mostra (Zuri- go, Kunsthaus, 7 dicembre 2007 - 24 febbraio 2008), München 2007; Dau- mier: l’écriture du lithographe, catalo- go della mostra, a cura di V. Sueur- Hermel, Bibliothèque nationale de France, Paris 2008.
Jacques-Louis David
(Parigi 1748 - Bruxelles 1825) Jacques-Louis David nasce a Parigi nel 1748 in una famiglia benestante che voleva diventasse un architetto, e de- cide molto presto la sua vocazione ar- tistica. Boucher, un lontano parente, gli consiglia di entrare nella bottega di Vien, che sostiene la reazione classici- sta contro il rococò e diviene il men- tore di David durante gli anni della sua formazione come allievo dell’Accade- mia (1766). Quando Vien viene nomi- nato direttore dell’Accademia di Fran- cia a Roma, David – vincitore del Prix de Rome nel 1774 – lo accompagna in
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