Page 302 - Goya y el mundo moderno
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Italia. È in questa fase decisiva che sco- pre l’antichità classica e studia maestri come Raffaello. A quest’epoca risale la tela Antioco e Stratonice. Dopo aver trascorso cinque anni a Roma, David torna a Parigi e qui ha inizio la sua trionfale ascesa: due suoi dipinti sono ammessi al Salon del 1781. Contrae un matrimonio di convenienza con Mar- guerite Charlotte Pecol, di ideologia monarchica e figlia di un appaltatore del re che finanzia il suo secondo viag- gio a Roma, dove il pittore si trasferi- sce con la famiglia e i discepoli. In que- sta fase perfeziona la tecnica del chia- roscuro e definisce i generi nei quali eccellerà: i ritratti su commissione (Ri- tratto equestre del conte Potocki, 1781) e le grandi composizioni ispira- te alla mitologia e alla storia antica (Il giuramento degli Orazi, 1784; Morte di Socrate, 1787, Gli amori di Paride ed Elena, 1788; I littori riportano a Bruto i corpi dei figli, 1789), ma con un intento edificante debitore del pen- siero enciclopedista settecentesco. Con la sua visione razionale e misurata del genere della pittura di storia, David non determina soltanto il cambiamen- to di gusto dal rococò al neoclassici- smo, ma contribuisce anche a plasma- re il clima di austerità degli ultimi an- ni dell’Ancien régime. Membro del partito giacobino, svolge un ruolo po- litico attivo allo scoppio della rivolu- zione, accetta incarichi importanti e si occupa delle scenografie e dell’appa- rato visuale e propagandistico della nuova repubblica, che paragona alla repubblica romana e all’antica Grecia. Attraverso i ritratti “votivi” Lepeletier sul letto di morte e La morte di Marat (1793) definisce l’immagine del marti- re rivoluzionario. L’incompiuto e im- menso Giuramento della Pallacorda, commissionato dall’Assemblea costi- tuente, rimane come testimonianza di un periodo convulso. Caduto in di- sgrazia dopo l’esecuzione dell’amico Robespierre, viene incarcerato in Lus- semburgo. Dopo la liberazione, nel 1795, la moglie accorre in suo aiuto e rimane al suo fianco nonostante il di- vorzio ottenuto dal pittore durante la Rivoluzione. La riconciliazione della coppia ispira presumibilmente Le Sa- bine (1799), un appello in favore del- la tolleranza indirizzato ai francesi di opposte ideologie. David torna a spo- sarsi nel 1796 e, una volta restaurata la propria posizione sociale, riapre l’a- telier e accoglie nuovi allievi. Non tar- da ad allinearsi al regime politico di Napoleone, di cui diviene ritrattista uf- ficiale e pittore di camera sotto l’Im- pero, concentrandosi sulla creazione di grandi composizioni (Il Primo Con-
sole supera le Alpi al Gran San Ber- nardo, 1800; L’incoronazione di Na- poleone, 1808; La distribuzione delle aquile, 1810) per le quali utilizza una calda tavolozza veneziana. Non ab- bandona il ritratto né la pittura ispi- rata al passato classico, come nel caso di Leonida alle Termopili, tela esposta nel suo studio nel 1814 e alla quale la- vora per quattordici anni. Paradossal- mente, Luigi XVIII, il re della restau- razione, offre a David l’incarico di pit- tore di corte, ma l’artista preferisce un esilio confortevole e si ritira a Bruxel- les (1816), dove continua a dipingere. I nudi degli ultimi anni – Amore e Psi- che (1817) e Marte disarmato da Ve- nere e le Grazie (1824) – annunciano la sensualità d’evasione dei decenni successivi. Muore nel suo esilio belga nel 1825, lasciandosi alle spalle una vi- ta travagliata, una lunga carriera e una ben definita idea dell’arte – perpetua- ta da molti suoi discepoli (Gérard, In- gres, Gros) – attorno alla quale si ar- ticolerà la pittura francese del XIX se- colo attraverso l’accademismo dei Sa- lon.
D.S.
Bibliografia
M. Régis, David contre David, atti del convegno (Musée du Louvre, dicembre del 1989), La Documentation françai- se, Paris 1993; Au-delà du Maitre: Gi- rodet et l’atelier de David, catalogo del- la mostra, Musée Girodet de Montar- gis, Somogy Éditions d’Art, Paris 2005; S. Padiyar, Chains, David, Canova, and the fall of the public hero in po- strevolutionary France, State Univer- sity Press, Pennsylvania 2007.
Eugène Delacroix
(Saint-Maurice 1798 - Parigi 1863) Ferdinand-Victor-Eugène Delacroix na- sce a Saint-Maurice nel 1798 – quarto figlio di Charles Delacroix (ambascia- tore di Francia nei Paesi Bassi) –, pro- babilmente figlio naturale di Talley- rand. A diciotto anni entra all’École des Beaux-Arts e si forma nell’ambiente neoclassico dei seguaci di David. Co- nosce Théodore Géricault, di cui copia le opere come forma di apprendimen- to, che lo aiuta a ottenere i primi inca- richi rilevanti nel periodo in cui realiz- za disegni satirici e litografie per il “Mi- roir des spectacles”. La sua prima com- posizione importante è Dante e Virgi- lio all’inferno (Salon del 1822), acqui- stata dallo stato per il Musée de Luxembourg. Il successivo Massacro di Scio, presentato al Salon del 1824, viene invece duramente criticato per- ché rompe nettamente con il classici- smo francese. Nel 1825 Delacroix sog-
giorna per un periodo a Londra, dove scopre la tecnica dell’acquerello e si de- dica intensamente alla letteratura e al- l’arte inglesi. Avido discepolo dei mae- stri del passato, studia Michelangelo, Velázquez, Rubens, Constable e Vero- nese, ma anche l’anatomia degli ani- mali, la miniatura persiana e quella me- dievale. Di Goya copia le acqueforti dei Capricci e nel 1834 riesce ad acqui- starne un esemplare; ciò gli permette di sviluppare un linguaggio espressivo in cui si mescolano l’enorme forza espressiva dei personaggi goyani, un realismo di impronta classica e un grande senso dell’esotico. Caratteristi- che che, insieme al dinamismo delle scene e al suo forte senso del colore, contraddistinguono la sua carriera e ne fanno il più eminente rappresentante del romanticismo pittorico. Nel 1828 viene nuovamente criticato a causa del- la Morte di Sardanapalo e lo si avvisa che, qualora non moderi il proprio sti- le, cesserà di ricevere commissioni uf- ficiali come quelle realizzate nei de- cenni successivi per diversi edifici pub- blici: la Biblioteca del Senato francese, il Comune di Parigi o la Sala di Apol- lo al Louvre. Per contro, grazie alla Li- bertà che guida il popolo, realizzata nel 1831, ottiene la Legion d’Onore. Nel 1832 visita il Marocco, l’Algeria e l’An- dalusia; il suggestivo immaginario del pittore si arricchisce grazie agli studi dal vero di tipi e costumi locali, abiti e animali, e al suo repertorio si aggiun- gono esotiche scene di genere come Donne di Algeri, Festa di nozze ebrai- che in Marocco o Grecia spirante sul- le rovine di Missolungi. Negli anni se- guenti, oltre a visitare i Paesi Bassi (1838) e il Belgio (1838 e 1850), dove espone le proprie opere, partecipa a di- verse edizioni del Salon con dipinti di genere (La giustizia di Traiano, 1840; L’entrata dei crociati a Costantinopo- li, 1841; La morte di Marco Aurelio, 1845; Buffoni arabi, 1848; Otello e Desdemona, 1849; La caccia ai leoni, 1854) cui alterna soggetti floreali, na- ture morte, paesaggi, autoritratti e ri- tratti di Chopin e George Sand. No- nostante la discontinuità nella produ- zione artistica, causata da problemi di salute, nel 1855 trionfa all’Esposizio- ne Internazionale, che gli dedica una retrospettiva comprendente trentasei delle sue opere e gli conferisce la Me- daglia d’Onore. Avendo consolidato la sua posizione nel mondo delle arti, nel 1857 viene ammesso nell’Accademia, un onore cui aspirava da anni e che giunge in risposta ai suoi scritti di cri- tica e riflessione teorica (Questions sur le beau, 1854; Des critiques en matiè- re d’art, 1829), i frutti di un’attività let-
teraria – estesa anche alla redazione di un Diario – che l’artista affianca per tutta la vita a quella pittorica. Dela- croix muore a Parigi nel 1863; l’anno successivo si svolge l’asta delle sue ope- re, mentre una mostra allestista presso la Société Nationale des Beaux-Arts mette in risalto l’equilibrio tra tra clas- sicismo e romanticismo che caratteriz- za la sua pittura.
D.S.
Bibliografia
B. Wright (a cura di), The Cambridge Companion to Delacroix, Cambridge University Press, Cambridge 2001; Constable to Delacroix: British art and the French romantics, catalogo della mostra, Tate Publishing, London 2003; Dante et Virgile aux enfers d’Eugène Delacroix, catalogo della mostra, Réu- nion des Musées Nationaux, Paris 2004.
Otto Dix
(Gera 1891 - Singen 1969)
Otto Dix nasce a Utermhaus, nei pres- si di Gera (Germania), il 2 dicembre 1891. Primogenito di una coppia di operai formata da Franz e Louise Dix, tra il 1897 e il 1906 frequenta la scuo- la elementare e riceve lezioni di dise- gno da Ernst Schunke. Prosegue la for- mazione come pittore decorativo e sce- nografo a Gera. Nel 1910 una borsa di studio concessagli dal principe Reuss gli permette di frequentare la Scuola di Arti e Mestieri di Dresda. Nella stessa città ha modo di studiare le opere di Cranach e Dürer conservate nella Kö- nigliche Gemäldegalerie; nel 1912 vi- sita la mostra di Van Gogh ed entra in contatto con l’espressionismo. Nel 1914 si arruola e combatte su diversi fronti fino al termine della prima guer- ra mondiale. Racconta queste espe- rienze in quasi cinquecento disegni e circa un centinaio di gouache; il lin- guaggio moderno che lo lega all’e- spressionismo e al futurismo rivela an- che alcune caratteristiche dell’astra- zione. Nel 1919 riprende gli studi e vie- ne ammesso alla Scuola Statale di Ar- ti Plastiche di Dresda. Aderisce al Gruppo 1919 e, nel 1920, si avvicina al dadaismo con opere come Mutilati di guerra, ma ben presto opta per un approccio più diretto alla realtà. Si tra- sferisce a Düsseldorf nel 1922 e cono- sce Martha Koch, con la quale si spo- sa e ha tre figli. Viene processato due volte per pornografia e si fa un nome nel mercato dell’arte grazie al mercan- te Kart Nierendorf che gli organizza una mostra alla Nationalgalerie di Ber- lino. Nel 1924 pubblica una serie di cinquanta incisioni intitolata Der Krieg
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