Page 36 - Goya y el mundo moderno
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 1. Oskar Kokoschka
Kaiser-Jubiläums-Huldigungs- Festzug, bozzetto per un manifesto, 1908
Vienna, Wien Museum
rancione”. In tutte le opere, persino in quelle dal te- ma più audace, si notavano le qualità del cromati- smo goyano: “preziose idee coloriste, come nell’im- magine dell’impiccato in cui la luce proviene dalla donna terrorizzata che appare sullo sfondo” (non sono riuscito a trovare nessun dipinto che corri- sponde a questa descrizione). Goya si presenta co- me il maestro dei contrasti dotati di una forza vita- le che cresce fino a rasentare la brutalità. “Bianco splendente opposto a nero ebano”.
In un supplemento apparso il 19 marzo, Hevesi analizzava i disegni e i cicli di incisioni che si pote- vano vedere al primo piano della galleria, sottopo- nendo a un raffronto qualitativo i fondi della Biblio- teca di Corte, della collezione Hofmann e i prestiti provenienti da Madrid. I Capricci gli apparivano “partoriti con dolore”, mentre i Proverbi (o Dispa- rates, “follie, spropositi”) potevano essere attribuiti a “stati mentali”. E pensare che Hevesi scriveva que- ste righe nella città di Sigmund Freud! Poi, il critico tornava a lodare le incisioni della collezione Beruete: “Tutto il fuoco del suo genio e tutta la sensibilità del- la sua mano prendono vita in questi momenti d’ispi- razione. Fantasie in chiaroscuro eppure traboccanti di realtà sanguinante. Il realismo di un sognatore vi- sionario nelle cui vene scorre il sangue della Spagna della tradizione picaresca”. Benché il riferimento al- la capacità di Goya di combinare i diversi livelli di prossimità e lontananza dalla realtà fosse indovina- to, nell’ultima considerazione Hevesi ricorreva a un cliché errato che collocava lo stile di Goya nell’am- bito dell’impressionismo: “L’arte dell’incisione. Do- po Rembrandt venne Goya, a cui successe Whistler; ecco le stagioni di questa arte delle arti”. Oggi ab- biamo un’opinione diversa al riguardo.
Grazie a questa grande mostra – di cui sfortu- natamente non esiste un catalogo – Goya era giunto nella città in cui si manifestavano alcune tensioni so- ciali che contenevano l’essenza dei conflitti a cui si ispirava la sua arte (i suoi temi): da una parte lo splen- dore dei potenti, dall’altro la miseria dei deboli.
Vienna 1908. L’evento dell’anno ebbe luogo il 12 giugno: quel giorno si tenne la parata con la qua- le i sudditi della monarchia del Danubio celebrava- no l’anziano imperatore Francesco Giuseppe I in oc- casione del sessantesimo anniversario della sua asce- sa al trono, avvenuta nel 1848, l’anno dei moti ri- voluzionari. Per ore i “quadri” storici e le delega- zioni folcloristiche sfilarono lungo la Ringstraße, il
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chessa d’Alba avesse fatto da modella per le due Maja. Era più interessato alla sua “scoperta”: la Maja desnuda era ispirata all’Arianna che appare distesa nel Baccanale di Tiziano (Madrid, Museo Nacional del Prado). Ai Capricci riservò una sola frase: “Cer- tamente influenzati da Tiepolo” (si sarebbe mag- giormente concentrato su questo ciclo in un secon- do articolo). Successivamente, il critico analizzò lo stile pittorico di Goya e le sue qualità. Diede prova di perspicacia distinguendo tra le “mode straniere” e quella sorta di “rudezza nazionale” che compari- va di frequente nelle sue opere. Rispetto alla discus- sione sulla bruttezza della regina Maria Luisa pen- sò di aver trovato una soluzione compensatoria: la bruttezza “è rappresentata con un interesse tanto evidente di opporsi al canone, in tutte le sue pecu- liarità, da trasformarsi artisticamente in bellezza”. Riguardo a uno studio della testa della regina espo- sto a Vienna, osservava: “Le deviazioni dalla norma sono qui raccolte in modo geodetico; inoltre, l’in- carnato varia dal colore del giglio al rosso tinto d’a-


























































































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