Page 37 - Goya y el mundo moderno
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2. Oskar Kokoschka
Mörder, Hoffnung der Frauen, 1910
Stoccarda, Staatsgalerie, Graphische Sammlung
grande viale di Vienna, la cui costruzione era stata voluta dallo stesso Francesco Giuseppe nella secon- da metà del secolo precedente. All’epoca il viale era stato completato e comprendeva versioni di vari sti- li architettonici che spaziavano dal classico al rina- scimentale. In quella rappresentazione un critico co- me Adolf Loos (il suo motto “Ornamento e delitto” fu il titolo di un saggio/pamphlet pubblicato nel 1908) vide soltanto una “menzogna alla Potëmkin”. Il suo giudizio era corretto, poiché dietro i festeg- giamenti con cui si ossequiava la casa d’Asburgo si celava una realtà dolorosa: la miseria collettiva.
In quei mesi tutto lo stato era incline ai gesti d’a- micizia, agli “abbracci”. La tendenza non era limi- tata alla politica, che in quel periodo giunse a una sospensione dei conflitti internazionali, ma si esten- deva anche alle differenze tra conservatori e pro- gressisti nel campo dell’arte. Gli organizzatori della parata scommisero audacemente sulla partecipazio- ne di Klimt e dei suoi amici, che in tal modo passa- vano da una posizione d’avanguardia al moderni- smo ufficiale. Parallelamente alla parata, il gruppo di Klimt – che nel 1905 aveva abbandonato la Se- cessione viennese, fondata con il suo stesso contri- buto nel 1897 – organizzò la Kunstschau Wien 1908 in un edificio progettato espressamente per l’occa-
sione da Josef Hofmann. Lì ebbe luogo il grande “ab- braccio” fra le arti. Tutti i generi creativi – dalla pit- tura alla moda, dai mobili alle lapidi funebri – in- tendevano dimostrare sulla base di esempi concreti che “tutta la vita deve essere impregnata d’arte” (K.M. Kuzmany).
Da questi abbracci, tuttavia, erano esclusi gli strati più bassi della popolazione di Vienna, la fau- na che andava a ingrossare le fila del Lumpenprole- tariat. Questi individui, non contagiati dall’ottimi- smo culturale, vegetavano fuori dal mondo “felice” e letteralmente sotto l’ostentazione di ricchezza e po- tere della Ringstraße: nella lugubre rete di canali del- la città. Nel 1908 il pubblico viennese fu informato della situazione attraverso una serie di conferenze di Emil Kläger, poi raccolte nel libro Die Wiener Quar- tiere des Elends und Verbrechens [I quartieri vien- nesi della miseria e del delitto]; di recente il volume è stato ripubblicato dalla casa editrice Hannibal di Vienna. L’autore di questa acuta analisi sociale si ba- sava sui “sedimenti della nostra vita” per smasche- rare “la grande civiltà della metropoli, presuntuosa ed ebbra di progresso”.
La ricchezza e il suo opposto, la miseria: erano questi i due poli della realtà di Vienna alla vigilia del crollo della monarchia. Due artisti sfuggirono, per motivi indipendenti, alla gabbia dorata del moder- nismo viennese: Oskar Kokoschka (1886-1980) e Alfred Kubin (1877-1959). Entrambi lo fecero, a mio parere, nello stesso senso di Goya: con un’analisi di- sillusa della realtà (rapporti personali inclusi) e con il rifiuto dei gusti stereotipati e canonizzati delle “bel- le arti” contro cui si ribellava anche il pittore ara- gonese: “In pittura non esistono regole!”.
Nel 1908 Kokoschka scrisse un libro illustrato di fiabe, Die träumenden Knaben [I ragazzi sognan- ti]. Nel testo balena di tanto in tanto un accenno di crudeltà, sotto forma di un “pesce cannibale” per esempio, ma le illustrazioni si mantengono all’om- bra della linearità del modernismo: uniscono perso- ne, animali e paesaggio in un idillio possibile solo sugli arazzi. Il libro è dedicato a Gustav Klimt. Nel- la seconda tavola Kokoschka prende commiato con un timido abbraccio dal professor Klimt che tanto ammirava; entrambi indossano tuniche che potreb- bero essere state disegnate da un atelier di moda vien- nese progressista. Il maestro Klimt considerava Koko- schka “il più grande talento della nuova generazio- ne” e rimase dello stesso parere quando il giovane
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