Page 35 - Goya y el mundo moderno
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  Werner Hofmann
Goya e Vienna
Oskar Kokoschka
Bozzetto del manifesto Pietà (particolare), 1909
(fig. 3)
“Nessuno è perfetto” è la frase con cui si conclude la commedia A qualcuno pia- ce caldo di Billy Wilder. Non lo sono nemmeno le bibliografie, neppure le più esaustive. In Goya and his Critics (Yale University Press, 1977), il volume di Nigel Glendinning che ha stabilito un precedente nel suo genere, manca stranamente un avvenimento di vitale importanza rispetto al tema “Goya e Vienna”, motivo per cui nelle prime pagi- ne di questo saggio lo presenterò in maniera più det- tagliata di quanto non accada di solito. Mi riferisco alla grande mostra del pittore aragonese allestita al- la Galleria Miethke, su cui l’illustre critico di origi- ni ungheresi Ludwig Hevesi scrisse un importante saggio che poco dopo comparve nella raccolta Altkunst-Neukunst [Arte antica-arte moderna] (Wien 1909, pp. 461 e sgg.; ripubblicata da Ritter Verlag, Klagenfurt 1986). L’articolo era stato pubblicato il 13 marzo 1908 nel quotidiano locale “Wiener Frem-
denblatt”.
“Una mostra di Goya è un evento quasi insoli-
to. Non solo a Vienna, ma anche nel resto del mon- do dell’arte, fatta eccezione per la Spagna.” La re- censione di Hevesi iniziava con queste parole. L’in- sistente ceterum censeo del critico era la domanda che si poneva tutte le volte che gli si presentava l’oc- casione: Vienna può essere competitiva nel panora- ma artistico mondiale? Riguardo a Goya, era op- portuno sottolineare in primo luogo alcune negli- genze: “Vienna non è più goyana da quando i due gioielli dell’antica Galleria Esterhazy, L’acquaiola e L’arrotino, fanno bella mostra di sé a Budapest” (in-
torno al 1820 le opere erano giunte a Vienna da Ma- drid con la collezione Kaunitz e lì erano state messe all’asta). Per lo meno le incisioni, proseguiva Heve- si con soddisfazione, erano finite negli archivi della Biblioteca di Corte e nelle mani di alcuni collezioni- sti, uno dei quali, il dottor Julius Hofmann, aveva presentato nel 1907 il catalogo di tutte le opere gra- fiche in suo possesso. Hevesi era un uomo di moti- vazioni e iniziative spontanee, per questo non ebbe dubbi nell’elogiare Carl Moll, pittore (e amico di Klimt), collezionista e mercante appassionato, che in occasione della mostra alla Galleria Miethke rac- colse diciotto tele, acquistandone poi sei.
Hevesi mise in risalto due dipinti tra i più note- voli: il torero Pedro Romero (oggi a Fort Worth) e il ritratto a mezzo busto di una donna che a quanto pare era la moglie di don Juan Agustín Ceán Bermú- dez. A Vienna l’opera era in vendita, ma non fu ac- quistata in quella città, finendo invece al Museo di Budapest. “Pertanto, è ancora possibile comprare un Goya” segnalava Hevesi lanciando un’occhiata esor- tatrice ai musei di Vienna. Nello stesso tempo, met- teva in guardia contro i falsari “che adesso in Spa- gna hanno una loro corporazione”. Moll era riusci- to a portare a Vienna circa una cinquantina di dise- gni dell’antica collezione Beruete, “tra cui abbon- dano le rarità”. Hevesi passava poi a commentare i risultati del più recente studio spagnolo su Goya, che conosceva bene, mostrandosi indifferente davanti al- le congetture di tipo investigativo presentate in quel- la ricerca. “Lasciamo che siano gli spagnoli a discu- terne” affermava riferendosi all’ipotesi che la du-
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