Page 307 - Goya y el mundo moderno
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  guerra mondiale. La sua prima perso- nale, dedicata alla serie Besetzungen, si tiene nel 1969 presso la Galleria Kai- serplatz di Karlsruhe, nella Germania sud-occidentale. Ciononostante il suo lavoro resta praticamente sconosciuto in patria fino al 1980, anno in cui par- tecipa alla Biennale di Venezia e viene criticato per il suo “flirt” con il passa- to tedesco. Tra le caratteristiche del- l’arte di Kiefer spicca l’utilizzo di ma- teriali differenti. In un primo momen- to, influenzato da Baselitz, crea spessi strati di colore con il fuoco e li combi- na con il vetro; in seguito mescola olio e catrame, polvere, fango, paglia, ce- mento e fotografie, creando sculture e assemblaggi. A partire dagli anni ot- tanta utilizza spesso materiali di scar- to. La pittura di Kiefer degli anni set- tanta e ottanta rievoca il passato: è una pittura del popolo tedesco; è una pit- tura della storia, non storica. Raccon- ta la storia del nazismo, la devastazio- ne, vuole essere una testimonianza per non dimenticare: vuole essere la me- moria del disastro. L’eredità di Au- schwitz è l’eredità dell’abiezione e Kie- fer fa della sua opera una sorta di spec- chio in cui la Germania possa guarda- re se stessa attraverso l’allegoria, il mi- to, il simbolo tradotto in superfici de- sertiche in cui risaltano l’assenza di vi- ta e l’iconoclastia dell’autore. Dopo la visita in Israele, nel 1981, Kiefer resta catturato dalla poesia Fuga di morte di Paul Celan, cui dedica addirittura un quadro, Shulamite (1983). A partire da allora, i riferimenti a Wagner, a Hitler o all’architetto del nazismo, Speer, co- sì come al popolo ebraico, divengono costanti. Partecipa alle edizioni di Do- cumenta di Kassel del 1977, 1982 e 1987 e alla Biennale di Parigi del 1985. Sempre motivato dall’esigenza di tro- vare la propria identità e dopo aver ef- fettuato numerosi viaggi, Kiefer, a par- tire dagli anni novanta, si concentra su temi di carattere più universale; la re- ligione, il simbolismo, la mitologia e la storia dei diversi popoli e culture sono tuttavia ancora presenti nella sua pro- duzione. Particolarmente importanti sono le opere monumentali concepite per luoghi specifici, come le tele ispi- rate alla cabala per la cappella dell’o- spedale psichiatrico La Salpêtrière a Pa- rigi (2000), oppure i libri di piombo massiccio attraversati da fiori, simbo- li della fertilità e della transitorietà del- la vita, che il tedesco crea nel 2005 per una mostra dedicata a Celan. Dal 1993 Anselm Kiefer vive e lavora a Barjac, una cittadina francese nei pressi di Avi- gnone dove ha creato, come se si trat- tasse di un’opera tra le altre, un gran- de studio-laboratorio che gli permette
di portare avanti le sue ricerche arti- stiche. Nel 2002 viene nominato Uffi- ciale delle Arti e delle Lettere della Re- pubblica francese. Nel 2007 il Museo Guggenheim di Bilbao ospita una del- le mostre monografiche più complete mai dedicate all’artista.
L.B.Ch.
Bibliografia
L. Saltzman, Anselm Kiefer and Art af- ter Auschwitz, Cambridge University Press, New York 2000; D. Kuspit, Si- gnos de psique en el arte moderno y posmoderno, Akal, Madrid 2003; G. Celant, Anselm Kiefer, catalogo della mostra, Skira, Milano 2007.
Ernst Ludwig Kirchner
(Aschaffenburg 1880 - Frauenkirch 1937)
Ernst Ludwig Kirchner nasce ad Aschaffenburg, una città della Franco- nia, il 6 maggio 1880. È figlio dell’in- gegnere chimico Ernst Kirchner e di Maria Elise Malwina Bertha Franke, entrambi discendenti da famiglie di commercianti del Brandeburgo. Dopo aver trascorso alcuni anni a Fran- coforte sul Meno, tra il 1887 e il 1889 la famiglia si sposta a Parlen, nei pres- si di Lucerna, dove il padre è vicedi- rettore di una cartiera. Successivamente la cattedra per la ricerca sulla carta ot- tenuta dal padre porta i Kirchner a Chemnitz, nel cui liceo studia Ernst Ludwig. Nel 1901 inizia gli studi di ar- chitettura presso la Scuola Tecnica Su- periore di Dresda: impara le basi del disegno tecnico, per accontentare il pa- dre, e di quello artistico, più vicino ai propri interessi. Nel 1904 si trasferisce temporaneamente a Monaco, lavora nell’atelier di Wilhelm Debschitz e Her- mann Obrist, due esponenti dello Ju- gendstil, e conosce la xilografia attra- verso l’opera di Dürer. Al ritorno a Dresda, con l’obiettivo di creare uno stile piano dai colori puri ispirato al fauvismo francese, fonda e capeggia, insieme ai compagni Karl Schmidt-Rot- tluff, Heckel e Bleyl, il gruppo espres- sionista Die Brüke (Il ponte), cui ade- riscono un anno più tardi Max Pech- stein, lo svizzero Cuno Amiet ed Emil Nolde. Caratteri distintivi di questo gruppo sono i contorni tracciati con li- nee spesse che danno alle opere l’a- spetto di una xilografia, una tecnica in sintonia con i soggetti che a Kirchner piace rappresentare: scene notturne con prostitute e uomini eleganti. Kirchner, come gli altri membri del gruppo, è af- fascinato dall’effervescente ambiente berlinese e a Berlino realizza alcune del- le opere più significative dell’espres- sionismo tedesco, in particolare figure
femminili. Gli artisti di Die Brüke par- tecipano a varie mostre insieme a quel- li di Der Blaue Reiter (Il cavaliere az- zurro), l’altro movimento espressioni- sta berlinese. Nel 1913 le provocazio- ni di Kirchner e le polemiche interne conducono allo scioglimento del grup- po. A partire da questo momento l’ar- tista inizia il suo lavoro in solitario nel- lo studio di Körnerstrasse 45 a Berlino e si unisce a Emma Shillin con la qua- le trascorrerà il resto della propria vi- ta. Intorno a quest’epoca inizia a go- dere di un certo successo come artista. Nel corso della prima guerra mondia- le serve in vari reggimenti di artiglieria e l’esperienza gli causa un gravissimo esaurimento nervoso. Al termine della guerra decide di allontanarsi definiti- vamente dalla frenetica vita berlinese e si stabilisce a Davos (Svizzera), un borgo montano che gli permette di ri- posare e di continuare a dipingere con- centrandosi, soprattutto, su soggetti ri- guardanti la campagna e i contadini. Nei dieci anni successivi, ristabilitosi quasi completamente, l’artista pro- muove se stesso con un certo successo grazie a una serie di articoli sulla pro- pria opera firmati con il nome inven- tato di un medico francese, Louis de Marsalle. Benché alle sue opere – di- pinti e sculture – vengano dedicate nu- merose mostre, la cattiva salute e i fo- schi presagi che incombono sul futuro dell’Europa lo sprofondano nella de- pressione. Nel 1937 le autorità naziste giudicano “degenerata” la sua arte e molte delle sue tele vengono distrutte o confiscate. Il 15 giugno dell’anno suc- cessivo Ernst Ludwig Kirchner decide di porre fine alla propria vita nel rifu- gio svizzero di Frauenkirch, vicino a Davos.
G.H.
Bibliografia
J. Lloyd, Ernst Ludwig Kirchner, 1880-1938, catalogo della mostra, Na- tional Gallery of Art, Washington, D.C., 2003; N. Wolf, Ernst Ludwig Kirchner: 1880-1938. En el abismo, Taschen, Köln 2003.
Ronald Brooks Kitaj
(Cleveland 1932 - Los Angeles 2007) Ronald Brooks Kitaj nasce a Cleveland nell’ottobre 1932. Figlio di Jeanne Brooks e Sigmund Benway, adotta il cognome del ricercatore chimico Wal- ter Kitaj, un rifugiato di origine vien- nese con cui la madre si sposa nel 1941. A sedici anni, attratto dall’idea di visitare luoghi sconosciuti, si im- barca come marinaio su una nave mer- cantile che percorre le rotte america- ne e nello stesso periodo si trasforma
in un lettore compulsivo. Negli anni cinquanta studia presso la Cooper Union Institute di New York e in se- guito nell’Akademie der Bildenden Künste di Vienna, dove incontra Elsi Roessler con cui si sposa a New York. Insieme alla moglie visita l’Europa e trascorre un inverno in Catalogna. Nelle sue opere si fanno frequenti i ri- mandi alla guerra civile spagnola e i riferimenti stilistici a Goya. Arruolato nell’esercito statunitense, trascorre due anni in Germania e Francia e riprende poi gli studi, alle condizioni stabilite dal regolamento militare, presso la Ru- skin School di Oxford. Si trasferisce in seguito al Royal College of Art, dove studia tra il 1959 e il 1962 e stringe una grande amicizia con David Hock- ney. Affascinato dalle grandi città si stabilisce a Londra, insegna in un paio di importanti istituzioni e nel 1963 inaugura la sua prima personale pres- so la Marlborough Fine Art Gallery. Nel 1964 adotta una bambina di no- me Dominie e l’anno seguente, dopo quasi un decennio, ritorna in patria in coincidenza con la presentazione del- la sua prima mostra a New York. Tra il 1967 e il 1968 risiede a Berkeley, in California, dove ha un incarico uni- versitario. L’anno successivo rimane vedovo di Elsi, ma conosce subito quella che diventerà la sua seconda moglie, la pittrice Sandra Fisher, con la quale si trasferisce in Spagna, ac- quista una casa a Sant Feliu de Guixols e visita Guernica. Nel 1974 inizia a uti- lizzare il pastello – una tecnica quasi dimenticata da Degas in avanti – per alcuni studi incentrati sulla propria fa- miglia. La mostra che cura nel 1976 presso la Heyward Gallery di Londra suscita grandi polemiche riguardanti l’arte figurativa; l’espressione Scuola di Londra fa per la prima volta capo- lino nelle discussioni. Due anni più tar- di è artista residente presso il Dart- mouth College del New Hampshire, ma ancora una volta è richiamato a Londra dalla National Gallery per cu- rare un’altra mostra: “The Artist’s Eye”. Nel 1980 visita Israele e inizia a conciliare la propria identità ebraica con quella artistica. Un anno dopo l’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington gli dedica una retrospettiva itinerante che tocca an- che Cleveland e Düsseldorf. Nel 1982 decide di trascorrere un anno a Parigi assieme alla compagna Sandra. Lo stesso anno muore il patrigno e la cop- pia decide di tornare a Londra e spo- sarsi. Nasce il figlio Max. Nel 1985 Marco Livingstone pubblica la prima monografia dedicata alla sua opera, un riconoscimento del suo valore arti-
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