Page 43 - Goya y el mundo moderno
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8. Alfred Kubin Höllenszenen, 1900 Vienna, Albertina Museum
9. Alfred Kubin
Mattatoio d’uomini, 1912-1915
Vienna, Albertina Museum
e sgg.), grandezze di riferimento in altre arti citando Quevedo e Cervantes. In tal modo scoprì la doppia natura segreta di Goya: secondo lui era Don Chi- sciotte e Sancho Panza insieme.
Bisogna ammetterlo: queste riflessioni stabili- vano relazioni metaforiche, ma come sonde analiti- che non penetravano a fondo nel linguaggio forma- le di Goya. Nonostante ciò, tale relazione filosofica indica che Goya è un continente ampio e sfaccetta- to che viene allegramente amputato se lo si identifi- ca, senza aggiungere altro, con la “nascita del mo- dernismo”. Una simile classificazione falsa l’essenza della sua arte.
Goya non fu il primo modernista. Il tentativo di attribuirgli questa etichetta nasce dalla valutazione secondo cui l’arte si alimenta solo di problematiche artistiche, ritenendola pertanto una creazione auto- referenziale. La deliberata riduzione del mondo di Goya all’arte delle opere d’arte trasformò la sua pit- tura in un mero prodotto artificiale che invitava al self-service: “Modello romantico per i romantici, im- pressionista per gli impressionisti, più tardi Goya di- venne un espressionista per gli espressionisti e un precursore del surrealismo per i surrealisti” (Nigel Glendinning). Chi separa da questa complessa ope- ra soltanto “una” delle sue prospettive, provoca il crollo di tutto il resto.
Goya, che vide nell’arte un’arma critica e uno strumento di doloroso apprendistato, fu sezionato sul tavolo autoptico della storia dell’arte in vari com- partimenti, al punto che andarono perduti il con- torno generale della sua opera e il contesto sociale e filosofico in cui essa nacque. Invece è lì che si trova l’accesso al complesso della sua opera: nell’epoca del cambiamento, intorno al 1800. È in quel periodo, uno dei più emozionanti della storia recente, che si colloca il campo di riferimento internazionale del- l’artista spagnolo: Goethe e Blake, Byron e Géricault. Le ipotesi di Schlosser o Dvorˇák sembrano aver col- to il contorno generale di Goya, di difficile defini- zione in termini razionali, con maggiore acutezza di quanto non abbiano fatto le congetture dei grigi e pedanti critici della storia dell’arte. Quale sarà la ter- minologia capace di farci capire l’enigma di questa doppia natura da Don Chisciotte e Sancho Panza? Secondo Schlosser questo homo duplex “fu un os- servatore sottile e di tipo visuale completamente de- dicato alla sua arte, ma, naturalmente, fu anche un sognatore solitario”.
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