Page 74 - Goya y el mundo moderno
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 1. Francisco Goya
Gaspar Melchor de Jovellanos, 1798
Madrid, Museo Nacional
del Prado
2. Francisco Goya Autoritratto nello studio, 1794-1795
Madrid, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando
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le stampe, un mercato (sebbene ancora precario), un artista dotato di senso critico, la possibilità di acce- dere alle sue opere e alcune autorità insoddisfatte di ciò che in esse era raffigurato: la situazione è trop- po nota per parlarne ancora.
Negli ultimi anni del Secolo dei Lumi, dunque, la situazione è cambiata, poiché, malgrado le diffi- coltà, tutto inizia a rispondere alle intenzioni e al- l’espressione di un artista che riflette sulla propria condizione di pittore e, perché non dirlo, di intel- lettuale. Nell’Autoritratto nello studio del 1794- 1795 (Madrid, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando; fig. 2) Goya mette in risalto l’aspet- to artigianale dell’attività del pittore, ma non na- sconde l’occorrente per scrivere raffigurato sul ta- volino in secondo piano che corrisponde più all’in- tellettuale che non all’artista. È un periodo di auto- ritratti. Quello eseguito intorno al 1795-1797, con- servato al Metropolitan Museum of Art di New York, è una testimonianza indimenticabile dell’e- spressione individuale, resa più potente dalla posi- zione frontale del volto, dall’intensità dello sguardo e dal volume della testa: uno sforzo per descriversi
come l’individuo che è, come l’autore che è. Goya è l’autore che si ritrae sul frontespizio dei suoi Ca- pricci, orgoglioso nell’affermare il mestiere che svol- ge, ma anche un borghese che sfoggia una certa ele- ganza nell’abbigliamento – con tanto di cappello, cravatta e fazzoletto, un vero uomo di mondo – e soprattutto la serietà di chi è sicuro di se stesso: le stampe dei Capricci rappresentano la verità nel mon- do della notte.
Il pittore indossa con eleganza il fazzoletto al collo e la giacca verde anche nell’autoritratto con- servato al Musée Goya di Castres ed eseguito tra il 1797 e il 1800 (fig. 3): ciò che adesso risalta è lo sguardo penetrante dietro gli occhiali, lo sguardo di chi scrive e dipinge – con la manualità che corri- sponde alla pittura – che di fatto sta scrivendo men- tre dipinge, disegna i due primi album, Sanlúcar e Madrid, e subito dopo l’Album C, quello denomi- nato “album diario” in cui raccoglie, scrivendo- le/disegnandole, le impressioni e riflessioni di tutti i giorni (il fatto che le didascalie fossero trovate di Goya o di alcuni amici, Moratín per esempio, poco importa adesso: l’artista le fece sue, come riflessioni
























































































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