Page 78 - Goya y el mundo moderno
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7. Jacques-Louis David
Ritratto di Antoine Mongez
e della moglie Angélique, 1812 Parigi, Musée du Louvre
8. Jacques-Louis David Ritratto di Louise Trudaine, 1791-1792 circa
Parigi, Musée du Louvre
Il ritratto oscillò tra la retorica degna di fede del neoclassicismo davidiano e l’energia dell’espressione imposta da Géricault in dipinti come Ritratto di ca- rabiniere a mezzo busto (1814 o 1817-1818, Parigi, Musée du Louvre; fig. 9), tanto più eloquente se, co- me affermano alcuni studiosi, si tratta dell’immagi- ne idealizzata di Horace Vernet, o Ritratto di cara- biniere (1814 o 1817-1818, Rouen, Musée des Beaux- Arts), in cui alcuni storici hanno visto un possibile autoritratto dell’artista1. Géricault indicò anche nuo- vi sviluppi per il genere con gli originali ritratti di con- tadini e africani, e con la malinconia di coloro che furono chiamati folli o alienati monomaniacali (mol- to vicini ai disegni realizzati da Goya, rappresenta- zioni di personaggi più che ritratti).
Tra questi due poli si articolò la complessità del ritratto romantico, il ritratto moderno per ec- cellenza, nel cui ambito l’opera di Goya appariva marginale (di fatto, i romantici, che in alcuni mo- menti si “nutrirono” dell’artista aragonese, per esempio Delacroix, lo collocavano in un contesto di bizzarria e marginalità, una situazione che cam- biò soltanto nel Novecento). La ritrattistica davi- diana soddisfaceva il desiderio della borghesia mo- derna per la sua capacità di cogliere la temporalità come fosse l’atemporalità – e questa fu la chiave del “realismo” proprio del neoclassicismo – un pre- sente (temporale) eterno. Non si poteva andare ol- tre in questa direzione ed era difficile farlo meglio di David.
Seguendo la propria deriva Géricault, al pari di Delacroix, coltivò altri territori del ritratto che, co- me quello del genio o degli alienati mentali, pote- vano risultare eterodossi. Ma lo erano in modo li- mitato: la bizzarria, l’energia e l’alienazione erano modi di dominare la temporalità tanto quanto il ge- nio dell’artista o del poeta. Osservando questi ri- tratti pensiamo che siano immagini originariamen- te timorose della temporalità e per questo bisogno- se di strumenti che possano dominarla. Il genio pro- clama l’eternità delle sue opere adottando un at- teggiamento superiore o malinconico (o entrambi), costruendo il mito (romantico) dell’artista. L’Alie- nata con monomania dell’invidia (1819-1823, Lio- ne, Musée de Lyon; fig. 10) sfugge al tempo con la rappresentazione di un’immagine clinica, di un ca- so. In Goya non troviamo una simile pretesa di do- minare il tempo, ma al contrario la volontà di cat- turarlo senza aggettivi.
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