Page 8 - Goya y el mundo moderno
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  “Ciò di cui è fatto lo sfondo [...] si spiega meglio con il sogno: intendo il sogno notturno, i brandelli che al risveglio ricuciamo insieme alla meglio, desiderando dimenticarne il caos, sostituirlo con un ordine, ritrovare la legge che regola e tutela l’esistenza, una legge diurna che organizza le fantasticherie con una struttura e un senso, ricami dell’immaginazione sulle trame del linguaggio.” Yves Bonnefoy, Goya, le pitture nere
In occasione del Semestre spagnolo di Presidenza dell’Unione Europea con questa grande mostra, allestita nelle sale di Palazzo Reale, dedicata a Goya e alla sua concezione di modernità, abbiamo la possibilità – di più la necessità – di sentirci fieramente europei e di riconoscere nell’arte la base e l’altezza della nostra irrequieta identità.
Infatti al centro di questo imponente progetto espositivo di portata internazionale albergano l’amicizia e la cooperazione fra le istituzioni e gli uomini. Del resto, i “numeri” messi in gioco sono già di per sé decisamente esplicativi: più di centottanta preziose opere, quarantacinque altri celebri artisti oltre a Goya, sessantadue enti prestatori e quindici paesi differenti coinvolti nell’iniziativa per raccontare “il mondo moderno” nella sua evoluzione, estetica, sensibilità, nei suoi valori e contraddizioni lungo due secoli cruciali per la storia del nostro Occidente.
L’affascinante e inquietante universo di Goya è qui affiancato da pittori che hanno reinterpretato, ciascuno a proprio modo, i temi e i motivi su cui la modernità si è interrogata nel corso del tempo, il tempo finito e contingente del fluire del quotidiano, segnato anche dalle violenze e dai fatti di guerra e il tempo eterno e “a-temporale” della ricerca del senso, del sogno, talvolta dell’incubo. Delacroix, Klee, Miró, Klinger, Picasso, Bacon, Pollock, Guttuso e De Kooning sono soltanto alcuni dei
nomi che firmano questa eccellente galleria.
Le sezioni che compongono la mostra attraversano l’impressionismo, il simbolismo, l’espressionismo, il surrealismo e, soffermandosi sui ritratti, sulle scene della vita di tutti i giorni, sul comico e il grottesco, la violenza e la liberazione del “grido”, ci parlano dell’impeto, della passione, della disperazione, del limite e della tensione all’ulteriorità.
La rappresentazione delle figure umane, in particolare, ci permette di cogliere nella profondità dei colori, degli sguardi e dei gesti quella sorpresa che “seduce o cattura o lacera”, ma con la quale “coabitiamo irrevocabilmente”, che Massimo Cacciari individua come tratto essenziale della ritrattistica. Con una peculiarità che Yves Bonnefoy assegna a Goya, quell’essere “presente” nel ritratto “come molto raramente un ritrattista lo è nella sua esperienza dell’Altro. Presente e desidero di essere presente”.
L’esposizione conduce, così, il visitatore fra dimensione onirica e frammenti realistici, in un cammino che si disegna sull’apertura dello sguardo. In vista e alla luce di angolazioni inattese, per esprimere “l’inespresso” dei pensieri del pittore.
E nell’anno in cui l’Assessorato alla Cultura
del Comune di Milano promuove la conoscenza intesa come convergenza creativa dei saperi, sempre insoddisfatti se votati all’unilateralità, oltrepassando le rigide suddivisioni disciplinari, questa esposizione si inserisce magnificamente come connessione fra i nostri due importanti progetti: “Milano si racconta” e “Milano – Mondo”.
Massimiliano Finazzer Flory
Assessore alla Cultura del Comune di Milano























































































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