Page 17 - Goya y el mundo moderno
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  2. Umberto Boccioni
Stati d’animo. Gli addii, 1911 New York, The Museum of Modern Art, dono di Nelson A. Rockefeller 64.1979
prima non esistevano. Ciò equivale a una sorta di pul- sione autoriflessiva di thanatos, sperimentata a par- tire da una situazione in cui “soggetto” e “oggetto”, “io” ed “esso”, si confondono in modo osceno.
Per queste ragioni, l’immagine delle ferite infer- te alla carne da cui il sangue sgorga a stento (mani- festando così la sua necrotica natura di carne cruda) può risultare addirittura più sinistra di quelle che mostrano il suo scorrere esplicito. O di altre che esi- biscono atrocità manifeste. In tal modo, la visione di una mutilazione o di una ferita incruenta (o quan- tomeno incapace di sanguinare) evoca situazioni im- maginarie in cui sembra conservarsi, paurosamente intatta, la lucidità tanto di chi mutila quanto del mu- tilato, di chi ferisce e di chi è ferito. Soggetti la cui coscienza non può più sfuggire al miraggio dell’or- rore che l’assedia, poiché non viene trascinata dal torrente empatico solitamente prodotto dalla visio- ne del sangue che sgorga copioso mentre l’alito di vita si allontana.
È in questa sorta di “stato d’assedio” che si vie- ne a trovare la nostra coscienza davanti a Saturno che divora un figlio (1821-1823, Museo Nacional
del Prado), il dipinto di Goya che nelle parole di Sau- ra rappresenta un vero “emblema dell’autodistru- zione e della malinconia furiosa”4.
Perché persino il sangue che macchia vistosa- mente il braccio che il dio sta divorando è, ancora una volta, più coagulato che fluido, più macchia che liquido in movimento. Anche in questo caso si mo- stra più come pittura che come sangue propriamen- te detto.
E perché neppure le linee rosse che circondano le dita di Saturno si preoccupano troppo di rappre- sentare il sangue sgorgato, benché quella sia la loro ragion d’essere. Sangue sgorgato durante una mor- te avvenuta in precedenza, in un momento vicino ma già “passato”. Come avviene nella diagonale rossa ondulata che attraversa la tela di Boccioni Stati d’a- nimo. Gli addii (1911, New York, The Museum of Modern Art). Quei tratti goyeschi, espressi quasi in termini di “pittura-materia” sono soprattutto “linee di forza” che sottolineano la tensione di una Gestalt carica di energia: quella con cui il dio abbrutito strin- ge la cadaverica crudezza malridotta dell’essere che, in realtà, è carne della sua carne.
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