Page 18 - Goya y el mundo moderno
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 3. Francisco de Goya y Lucientes
Cannibali (o Selvaggi?), 1808- 1814 circa
Besançon, Musée des Beaux- Arts et d’Archéologie [verificare con traduzione nel corpo del testo]
4. Juan de Mesa
Testa di san Giovanni Battista, 1625 circa
Siviglia, cattedrale
         Carne che ormai è solo parzialmente un corpo, i cui resti inanimati pendono pesantemente dai qua- si artigli di Saturno, mostrando uno spostamento obli- quo dei glutei5 che non è estraneo a certe risonanze classiche, benché in questo caso tali rimandi siano stati bruscamente cancellati. Un corpo di dimensio- ni adulte, la cui paradossale piccolezza ingigantisce ancor di più la figura di Saturno, dotato dell’ondeg- giante armonia che ricorda quella di certe figure pre- senti in alcune composizioni di El Greco, quali Lao- coonte, Il martirio di san Maurizio o Il quinto sigil- lo dell’Apocalisse. Ma con una brutale differenza, poiché le figure del pittore greco mostrano un movi- mento verso l’alto, mentre nella presa di Saturno il
corpo penzola trasfigurato in “una spoglia, un relitto, un mero resto di carne cruda
e parzialmente divorata”.
Nel suo sag gio appassio-
nato e appassionante sul Sa- turno di Goya, Földényi so- stiene esattamente il contrario quando, al pari di altri autori, descrive un “banchetto sangui- nolento”6. Il critico giunge per- sino a parlare del “sangue che co-
pre le spalle e la zona in cui c’era la testa”7. A mio parere, tuttavia, l’unico sangue che si vede chiara- mente è quello che macchia il braccio del figlio e cir- conda le dita di Saturno, vale a dire quello che si è trasformato, rispettivamente, in esplicita materia pit- torica e in energiche linee di forze. Il rosso che ve- diamo sulla spalla lacerata e nel collo decapitato è, soprattutto, il colore della carne straziata ed esani- me. Quello della carne cruda e ancora fresca8.
È ragionevole pensare che, una volta cono- sciuto dal pubblico dell’arte, il Saturno di Goya ri- manesse impresso in alcune retine perspicaci e, con il tempo, si ancorasse saldamente all’immaginario collettivo, in maniera cosciente o meno9. Non a ca- so, abbiamo l’impressione di vederne ripetutamen- te le tracce visitando un museo d’arte moderna. Quello di Bruxelles, per esempio. In una delle sue sale, ci vengono in mente le gambe penzoloni del figlio di Saturno quando vediamo quelle dei bam- bini stretti tra le braccia della madre nella scultura Il dolore (1888) di George Minne. E alcuni metri più in là, gli artigli disumani del Saturno divorato- re si trasfigurano davanti ai nostri occhi nelle ma- ni del Pope with Owls dipinto da Francis Bacon nel 1958.
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