Page 206 - Goya y el mundo moderno
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12. Otto Dix
Verschüttete (Januar 1916, Champagne), dalla serie Der Krieg, 1924
New York, The Museum of Modern Art
13. Julio González
La Montserrat, 1936-1937 Amsterdam, Stedelijk Museum
rio attendere fino alla fine del secolo e soprattutto il Novecento – affinché lo sviluppo storico e l’evolu- zione artistica permettessero l’inclusione di Goya nel mondo moderno: fu allora che i suoi corpi mutilati furono percepiti come la tragica anticipazione di ciò che stava accadendo (un presentimento difficilmen- te superabile) e, in un certo senso, come l’origine di una modernità che non accettava quella realtà. Fu necessario che la violenza diventasse la “levatrice della Storia”, con tutte le conseguenze che questo comportava, e che l’evoluzione del linguaggio arti- stico rendesse comprensibile e familiare la pittura di Goya fino a trasformarla in un punto di riferimen- to tanto dal punto di vista concettuale quanto da quello puramente estetico.
Sotto questo profilo sono molto eloquenti le composizioni realizzate dai migliori esponenti del- l’arte contemporaneamente ai [in risposta ai/come reazione ai?] tragici eventi che sconvolsero l’Europa nel Novecento. E la terribile iconografia creata da Goya – l’anonimato delle vittime, la violenza ingiu- stificata e irrazionale e la sua devastazione: i cada- veri, i paesaggi desolati... – si diffuse dappertutto.
In particolare a ridosso della prima guerra mon- diale che devastò l’Europa, a cui il visionario Kubin si riferì ancor prima che scoppiasse. La Grande Guer- ra che, oltre a cambiare in maniera sostanziale la na- tura degli scontri bellici e mostrare la crudeltà del conflitto su tutti i fronti, esercitò un’enorme influenza sull’immaginario collettivo a cui non poterono né vollero sottrarsi molti degli espressionisti.
Tra questi Otto Dix, che nella serie intitolata Der Krieg, incisa nel 1924, raffigurò la desolazione più estrema. Soltanto Dix, come Goya, fu capace di mostrare le funeste conseguenze di simili conflitti. E lo fece descrivendo la distruzione dei paesaggi che fino a poco tempo prima erano idilliaci, una distru- zione che si estende dal primo piano al lontano oriz- zonte: alberi spezzati, resti umani e trincee si sosti- tuiscono ai paesaggi bucolici che per i romantici “parlavano” della Natura. Le recinzioni di filo spi- nato che, quando è calata la notte, “trattengono-so- stengono” i cadaveri sono la testimonianza, l’aned- doto di questi paesaggi popolati di burattini spettrali e umani al tempo stesso. In queste immagini di Dix il grottesco acquisisce una valenza tragica (cat. XX).
Dix volge lo sguardo a Goya, ma anche a Brue- gel e in misura minore a Callot, delineando una ten- denza piuttosto distante dalla “grande arte”, l’arte
trale fatta solo di segni, muri vuoti e portali oscuri come in Tanto e più (fig. 25).
Grida emesse dalle gole di uomini e donne, i cui corpi disarticolati si accumulano tra muri, tettoie e travi di legno crollate al suolo in Stragi di guerra (cat. XX).
Ma l’orrore può essere ancora più forte quan- do le urla soffocate vengono da cadaveri nudi in via di decomposizione, che giacciono ammucchiati l’u- no accanto all’altro con contorsioni forzate, abban- donati dal nemico in mezzo a un paesaggio desola- to e spaventoso, come i soggetti di Seppellire e tace- re (cat. XX). Una scena che rimanda inequivocabil- mente all’immagine di altri cadaveri, quelli di Zoran Music.
Grida proferite dalla gola anonima di chi è sot- toposto a indegne torture come il protagonista di Perché? (cat. XX). O l’immagine ancora più terribi- le di Questo è peggio (cat. XX), in cui un uomo im- palato dal ramo di un albero e con le braccia muti- late gira la testa verso di noi e ormai senza fiato emet- te un grido quasi silenzioso per metterci in guardia contro la follia della guerra. L’urlo attanaglia persi- no il fogliame tormentato che funge da sfondo com- positivo, mentre altri soldati napoleonici, quasi del- le marionette, si affannano a trascinare alcuni cada- veri. Un grido simile sembra uscire dalla testa del corpo mutilato che Salvador Dalí ricreò, dipinse e disegnò, tra il 1934 e il 1936, per il suo Premonición de la Guerra Civil (cat. XX).
La scia di Goya
Tuttavia, non furono i corpi mutilati di Goya né le loro urla a trascendere l’immaginario collettivo ot- tocentesco, bensì i corpi sublimi e commoventi di David e Géricault. Ci volle del tempo – fu necessa-
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