Page 211 - Goya y el mundo moderno
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  23. Francisco de Goya y Lucientes
Nemmeno loro, I disastri della guerra n. XX?, prima edizione, 1863
Madrid, Biblioteca Nacional
24. Francisco de Goya y Lucientes
Nemmeno loro, I disastri della guerra n. XX?, prima edizione, 1863, Madrid, Biblioteca Nacional
25. Francisco de Goya y Lucientes
Tanto e più, I disastri della guerra n. XX?, prima edizione, 1863, Madrid, Biblioteca Nacional
già aveva mostrato Goya, tra coloro che gridavano contro il disastro che si era abbattuto sugli spagno- li c’erano anche donne e madri. E come le donne che urlavano terrorizzate nei Disastri di Goya, Gonzá- lez fece risuonare il suo rifiuto assoluto della vio- lenza nelle sale del padiglione spagnolo all’Esposi- zione Universale di Parigi del 1937.
Lì si trovò accanto al più grande proclama con- tro la guerra prodotto nel Novecento, il Guernica di Pablo Picasso. E nessuno dopo Francisco Goya riu- scì a esprimere l’orrore della guerra e gli effetti de- vastanti su migliaia di vittime innocenti come Pablo Picasso.
Tra il 1936 e il 1939, e dopo alcune opere straor- dinarie come Cabeza de minotauro ciego del 1934 o Minotauromaquia del 1935 (cat. XX), in cui emer- geva già la violenza che incombeva sul territorio spa- gnolo, Picasso concepì composizioni spietate ed elo- quenti contro la guerra.
Fra queste, oltre a Cabeza de mujer llorando con pañuelo I o gli incredibili Sueño y mentira de Fran- co I y II (cat. XX), entrambe del 1937, Guernica fu la migliore e la più commovente: un vero manifesto contro la guerra, contro la sua crudeltà e contro la mattanza di vittime innocenti.
Ammiratore di Goya al punto di riprodurne, co- me aveva fatto Delacroix, alcune incisioni29, e profon- do conoscitore della sua produzione artistica, Picas- so analizzò con attenzione il grande valore plastico e simbolico del 3 maggio 1808 a Madrid:
“Riguardo alla luce, ne vediamo due tipi. Uno di cui non si capisce la provenienza, ma illumina tut- to come un chiaro di luna: la montagna, il campa- nile, i soldati con i fucili che dovrebbero essere in controluce. Illumina più della luna e non ha lo stes- so colore. E oltre a quello, c’è l’enorme lanterna pog- giata per terra al centro della composizione. Su chi proietta la luce? Sull’uomo con le braccia alzate, il martire. Guardate bene: illumina soltanto lui. La lan- terna è la Morte. Perché? Non lo sappiamo. Nep- pure Goya lo sa. Ciò di cui Goya è sicuro è che de- ve essere così”30.
E studiò l’influenza del maestro aragonese sugli artisti successivi31. Non sorprende pertanto che in Guernica si percepiscano echi del 3 maggio 1808 a Madrid: i gesti duri e violenti, il morto disteso per terra a faccia in su, la luce che domina la composi- zione come la lanterna che illuminava le fucilazioni di Moncloa. La madre con il bimbo in braccio che
      Altrettanto sincere benché cariche di una ten- sione molto più forte furono le urla di dolore e d’or- rore, sorde in alcuni casi e chiassose in altri, di Julio González, che abbandonò le sperimentazioni con il ferro, le costruzioni nello spazio, le immagini del noucentisme (movimento culturale catalano di ini- zio Novecento nato in opposizione al modernismo) che sentiva già superato, per tornare al figurativismo e far urlare d’orrore la sua Montserrat nei disegni, nelle opere in bronzo, utilizzando qualsiasi tecnica pur di protestare contro la guerra (cat. XX). Come
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