Page 213 - Goya y el mundo moderno
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28. Wifredo Lam
La Guerra Civil, 1937 Caracas, Fundación Capriles de Arte Latinoamericano
con una maschera antigas, sembra consapevole di ciò che sta accadendo. Come i soggetti dipinti da Goya quasi centocinquant’anni prima.
Distruzione e morte, cadaveri, montagne di ca- daveri..., che spinsero Zoran Music a dichiarare: “Uso la parola paesaggio per esprimere qualcosa di terribile. Se dico paesaggio, penso ai cadaveri, pae- saggi di cadaveri”34.
Di nuovo cadaveri ammassati l’uno sull’altro: quelli dipinti e disegnati da Zoran Music sembrano nati dalla mano di Goya, da Seppellire e tacere o dal terribile Niente. Questo dice. Per Music, ammirato- re dichiarato di Goya35, i cadaveri ammucchiati, le teste che emergono da corpi senza vita si trasforma- rono in un paesaggio ordinario, il paesaggio della sua vita, Dachau. Sono giunti fino a noi alcuni dise- gni eseguiti durante la prigionia dell’artista nel cam- po di concentramento. Si tratta di disegni elementa-
ri che assolvono a due funzioni, in apparenza con- traddittorie, ma in effetti complementari: da una par- te offrire una testimonianza e dall’altra mantenere la dignità del disegnatore che con il suo lavoro, con la sua testimonianza, tiene viva l’umanità che i boia tentano di distruggere.
Dopo la liberazione, a guerra conclusa, Music sembrò aver dimenticato l’orrore vissuto, che com- pare solo indirettamente in alcuni paesaggi. Ma la memoria ritorna implacabile e negli anni settanta; l’autore se ne fa carico riprendendo il tema dei cam- pi di concentramento, non solo come ricordo ma co- me presagio: Non siamo gli ultimi (cat. XX).
Purtroppo il presagio si è rivelata esatto. E altri artisti si sono incaricati di parlarne.
Tra questi, ancora Picasso. Perché quando finì la seconda guerra mondiale, come se un prolunga- mento fosse necessario, scoppiò la guerra di Corea
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