Page 26 - Goya y el mundo moderno
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 18. André Masson Métamorphose des amants, 1938
Collezione privata
19. Frida Kahlo
La columna rota, 1944 Collezione Dolores Olmedo
me umane ormai ridotte alla condizione elementare di entità divoratrici si feriscono a vicenda con il me- tallo delle posate. Nei tagli, nelle punzecchiature e nel- le cucchiate non c’è sangue, ma solo la mollezza de- strutturante delle forme, mentre alcune tracce di car- ne cruda, quasi liquida, si sono depositate sulla su- perficie di un cassettone tipicamente daliniano. Ten- dente, come sempre in Dalí, verso connotazioni di ter- rore sessuale maschile, la mollezza incruenta, risulta- to del solido che si liquefa in flaccido, funziona qui come simmetrico contrappeso tragico della carne cru- da che sanguina a stento nel Saturno di Goya.
Probabilmente André Masson fu il surrealista che utilizzò più di frequente e con un’intensità più esplicita l’immagine della carne cruda. Per questo buona parte della trasmutazione che agisce in Mé- tamorphose des amants (1938, collezione privata) si risolve in una lacerazione della superficie dei corpi che, senza sanguinare, mostrano le viscere, i musco- li e le ossa.
In Pygmalion (1939, Montreal, collezione François Odermatt) l’artista presenta un’esplicita e cruda bistecca di manzo infilzata da una forchetta insieme a una chiocciola-vagina dentata all’interno dell’oggetto della venerazione pigmalionica.
Una costoletta cruda compare anche in Le Chan- tier de Dédales (1939, collezione privata). Tuttavia, è probabilmente Gradiva (1939, collezione privata) l’opera di Masson in cui la chiocciola-vagina denta- ta e la bistecca incruenta acquisiscono la maggiore intensità espressiva.
Non sarebbe plausibile concludere l’incursione nelle ferite surrealiste che non sanguinano, o che lo fanno a stento, senza fare riferimento al caso di Fri- da Kahlo. In due opere molto note come Las dos Fri- das (1939, Città del Messico, Museo de Arte Mo- derno) e La columna rota (1944, Messico, collezione Dolores Olmedo), l’artista si immerge in se stessa mo- strandoci le sue viscere malate o tagliando il suo cor- po per rendere visibile la fonte delle sue sofferenze fi- siche e mentali. A sorprenderci in maniera più profon- da è soprattutto la lucidità che ci trasmette l’assenza dello “scandalo causato dal sanguinamento”.
Il ricorso alla mutilazione, alle viscere o alle fe- rite che sanguinano a stento fu molto frequente an- che tra i surrealisti spagnoli. Abbiamo già citato Sal- vador Dalí, il quale, nella sua prima fase spagnola e fino a quando non entrò a far parte del gruppo sur- realista francese nel 1929, utilizzò più volte questo
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