Page 28 - Goya y el mundo moderno
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22. Rembrandt Harmenszoon van Rijn
Bue macellato, 1655
Parigi, Musée du Louvre
me illustri antecedenti (noti o meno) di questa na- tura morta sconvolgente. Indipendentemente dalle possibili connotazioni teologiche, i due dipinti del maestro olandese articolano una visione molto in- tensa delle spoglie animali. Le stesse in cui, prima o poi, si riassume la nostra effimera condizione di es- seri destinati alla caducità. Di fatto Georges Grosz, Chaïm Soutine, Lovis Corinth, Mario Mafai, Fran- cis Bacon e tanti altri hanno reinterpretato in questi termini i buoi di Rembrandt.
Tuttavia, davanti al clima di crepitio incande- scente in cui Rembrandt inserisce i resti delle bestie, ciò che davvero sorprende nella goyana Natura mor- ta con costolette e testa d’agnello è la freddezza mor- tuaria e disperata emanata da questi pezzi di carne, pura materia da cui è ormai scomparso ogni alito di vita e che è capace soltanto di occupare uno spazio inquietantemente vuoto di ogni altra presenza.
È a partire da questo prologo figurativo che l’o- pera, in virtù degli atti di empatica proiezione del nostro io a cui abbiamo alluso in precedenza, sem- bra racchiudere anche un’amara ironia. Derivata in parte dal pathos stravagante che si deduce dallo sguardo, ridicolmente esanime, della testa d’agnello
tagliata19, ma anche (come se si trattasse di una del- le tante immagini doppie di Arcimboldo) dalla ma- niera in cui il grasso che copre i reni lasciando sco- perta l’estremità dei loro volumi ovoidali contribui- sce a evocare le pupille di due globi oculari che, stra- bici, guardano luoghi indefiniti e diversi dallo spa- zio sferico che li circonda. Occhi che in realtà non sono parte di nessun volto. O non saranno per caso destinati al nostro, come gli occhi dei cavalli del 2 maggio 1808?
Curiosamente, quando Picasso nel 1939 dipin- se Trois crânes de mouton / Tres cabezas de corde- ro (collezione privata), opera non lontana dalla na- tura morta di Goya, raffigurò tre teste orientate su tre assi visivi diversi sotto il profilo stereometrico, equivalenti agli assi di visione sensoriale perduti dal- le teste tagliate dopo la morte.
Intorno allo stesso periodo, ma in un altro luo- go e in circostanze differenti, l’inglese Stanley Spen- cer dipinse il celebre Double Nude Portrait (1936, Londra, The Trustees of The Tate Gallery), intenso precedente diretto dei tanto discussi “ritratti-natu- ra-quasi-morta” di Lucien Freud. Come accade an- che nei dipinti di Corinth, in quest’opera di Spencer
23. Francisco de Goya y Lucientes
Natura morta con pesci, 1808-1812
Houston, The Museum of Fine Arts
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