Page 30 - Goya y el mundo moderno
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 27-28. Jean-Baptiste-Siméon Chardin
Le menu de gras e Le menu de maigre, 1731
Parigi, Musée du Louvre
29. Francisco de Goya y Lucientes
Tacchino spennato e padella di sardine, 1806-1812
Alte Pinakothek, Monaco
tematica in assi verticali e orizzontali, o in diagona- li e parabole controllate, con cui Sánchez Cotán di- sponeva i motivi delle sue composizioni. Cosa che fecero anche Loarte o Van der Hamen. Ma soprat- tutto si poneva in contrasto con l’ordinato fascio di linee concorrenti che riunisce alcuni pesci, molto si- mili a quelli di Goya, nella tela di Velázquez Cristo nella casa di Marta e Maria (1619-1620, Londra, The National Gallery).
Quando Luis Meléndez dipinse il suo straordi- nario Natura morta con pesci e arance (1772, Mu- seo Nacional del Prado) la geometria e il rigore di una mimesi quasi iperrealista avevano trionfato su ogni altra connotazione.
Per tutti questi motivi quando si osserva la Na- tura morta con pesci di Goya risulta difficile non pensare ai tre dipinti con trote realizzati da Courbet quasi alla fine della sua vita (La trota, 1872, Zuri- go, Kunsthaus; La trota, 1873, Parigi, Musée d’Or- say e Tre trote della Loue, 1872, Berna, Kunstmu- seum). Dotate di una forte valenza umana e auto- biografica (l’angoscia della prigionia di Courbet a Saint-Pélagie, dopo la partecipazione alla Comune)21, anche le trote moribonde concentrano la loro iden- tità in termini di gesti e di spazio. Gesti di umana an- goscia e agonia nei primi due dipinti, da spoglia mor- tuaria nella tela con i tre pesci del fiume Loue. Un’in- tensa diagonale asfissiata e asfissiante nelle due com- posizioni con le trote solitarie, cadute gravitaziona- li in quella delle tre trote morte.
Vengono in mente anche i pesci che mostrano la loro tragica, terminale e disperata mummifica- zione in alcune nature morte di Van Gogh, invaria- bilmente autobiografiche, come le due versioni di Natura morta con aringhe affumicate dipinte nel 1886 (Otterlo, Rijksmuseum Kröller-Müller, e Basi- lea, Fundación R. Staechelin). O la Natura morta con aringhe affumicate e testa d’aglio (1887, Tokyo, Bridgestone Museum of Art).
I pesci di Goya, Courbet e Van Gogh, tuttavia, sono in contrasto con la distanza empatica che ca- ratterizza quelli dipinti da Manet, grande ammira- tore dell’artista aragonese, in Natura morta con an- guilla e triglia (1864, Parigi, Musée d’Orsay), che ef- fettivamente possiedono una forte capacità di de- terminazione spaziale.
Il Novecento ci ha lasciato così tante immagi- ni di pesci fuori dall’acqua, cariche di significati al- legorici, che sarebbe troppo complesso anche sol-
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