Page 270 - Goya y el mundo moderno
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11. Antonio Saura
Grito VII, 1959
Madrid, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía
pennellate arroganti e violente sovrapposte in spes- si strati di grande densità e intensità. Gli uomini (cat. 183) e le donne di De Kooning – figure satiriche, se non addirittura caricaturali – lasciano trasparire le paure ataviche che assillano l’umanità contempora- nea tanto quanto tormentavano quella dell’epoca di Goya, l’artista con cui De Kooning aveva in comu- ne l’irruenza gestuale utilizzata per riflettere sulla na- tura dell’essere umano.
Un’origine simile hanno certamente “la venere steatopigia, la madre universale, l’ipnotica prostitu- ta, la vergine respinta”21, le Damas di Antonio Sau- ra, i cui corpi e volti, bocche e occhi l’autore vio- lentava, esasperava... Come aveva già fatto Goya, il maestro che lo aveva stregato e che studiava fino al- lo spasimo, cui indirizzava missive poetiche e dedi- cava mostre, di cui ricordò e reinterpretò il Cane, con cui giunse a mimetizzarsi, a identificarsi, in cui volle tramutarsi.
Antonio Saura ha riprodotto tutta la violenza, tutta la rabbia, tutta la follia, tutti i mostri creati dal maestro aragonese. La sua passione per la pittura, la sua pessimistica visione del mondo, lo sdegno che gli procurava la sua arretrata Spagna degli anni cin- quanta, gli hanno fatto concepire una poetica in bian- co e nero, dai colori spenti ma dalla gestualità vee- mente, esasperata, collerica.
A quello sdegno, soprattutto a partire dal 1959, devono tanto i suoi numerosi autoritratti, così duri e insolenti, così violenti e caustici (cat. 173).
I suoi Gritos (fig. 11), quelle figure disarticola- te, disegnate in bianco, nero e grigio, che urlano ri- volte al cielo, come il contadino di Goya che strilla con una smorfia di rabbia e di dolore, che si ribella a quanto sta accadendo...
Le Damas (cat. 174), quelle tormentate e rudi- mentali presenze dalle membra disarticolate e dal sesso in evidenza che rimandano allo stesso tempo a esseri reali e immaginari...
Le varie e appassionanti Multitudes (cat. 176) che Saura riconosceva debitrici di Goya, Munch ed Ensor: “forse i pittori che meglio hanno percepito lo spaventoso e fantastico tumulto delle masse”22, nel- le quali l’autore aspirava a “riflettere il clamore del- le masse umane richiamate – come falene da un lam- pione – da un rito, da una protesta o da una suppli- ca, dal fanatismo o dall’indignazione”23.
Le raccapriccianti Crucifixiones, in cui sembra- va rappresentare “la [sua] situazione di ‘uomo soli-
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Altrettanto avviene con le opere di Arnulf Rai- ner, l’artista austriaco che attraverso il suo peculia- re stile informale ha trasformato l’ultima produzio- ne goyana – i volti e le urla dei Capricci e dei Disa- stri... – in una delle sue costanti tematiche (cat. 81- 82, 180). Imbrattando, cancellando, annerendo le immagini di Goya ha voluto mostrare, come faceva il maestro spagnolo, le ombre, la perversione, la cru- deltà, la paura e la rabbia insite nell’uomo.
O con quelle di Jean Dubuffet, il padre dell’art brut, il cui rapporto con l’universo goyesco prese le mosse da serie affascinanti quali Hautes Pâtes e Me- tro (che sembrano quasi calchi di certe tele di Goya) e proseguì con i famosi Corps de dame, immagini inquietanti di corpi deformi e capricciosi, sgretola- ti come paesaggi dopo una guerra (fig. 10); nudi cor- rosi che impregnano in maniera asfissiante lo spa- zio pittorico; volti furiosi, ironici, grotteschi... In cui, come affermava l’autore stesso, Dubuffet giu- stapponeva “brutalmente [...] generale e particola- re, soggettivo e oggettivo, metafisico e banale grot- tesco”20.
Un’origine simile paiono avere le Women di Wil- lem de Kooning, che dal 1950 si dedicò a questo te- ma in maniera esclusiva, con la stessa veemenza im- piegata nel resto dei suoi quadri: le caratteristiche