Page 49 - Goya y el mundo moderno
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4. Francisco de Goya y Lucientes
Ritratto di Gaspar Melchor de Jovellanos (particolare), 1798 Madrid, Museo Nacional
del Prado
Jovellanos no. Jovellanos si siede sulla poltrona ufficiale, poggia il gomito sul piano dello scrittoio e sembra non essere sicuro di riuscire a conservare l’e- quilibrio. Senza parrucca, con una casacca grigio chia- ro, senza decorazioni o insegne, Jovellanos è un bor- ghese e un intruso che per i casi della vita ha ricevuto una nomina e un ufficio in cui sa di essere di passag- gio, cui non riesce ancora ad abituarsi, e che apprez- za, in mezzo a tanti estranei, il volto di un amico. Sep- pur ministro di un re assoluto la sua missione va oltre i protocolli stantii e la salvaguardia dei privilegi: è un illuminista, un intellettuale prestato al servizio pub- blico, ha accettato l’incarico come un’opportunità di mettere in pratica i suoi principi, di lavorare al com- pito urgente e ponderoso di trascinare il paese fuori dall’oscurantismo e dall’arretratezza. I simboli tradi- zionali del potere – il cortinaggio, il tavolo imponen- te – gli sono di ben scarso aiuto, come la protezione allegorica della dea Minerva. Il mondo esiste per le dee. Jovellanos considera il compito colossale che lo attende, misura le proprie forze e forse comprende che sono di gran lunga inferiori al suo entusiasmo e il suo sguardo, al tempo stesso rivolto alla propria coscien- za e attento all’esterno, sembra prevedere gli ostacoli che non saprà vincere, non per mancanza di intelli- genza e coraggio, ma solo per l’enormità delle energie politiche che sarebbero necessarie per concretizzare
qualcosa in un paese in cui non esiste quasi nulla, e nel quale rettitudine e capacità nel servizio pubblico sono più inconvenienti che vantaggi.
Lo sguardo di Jovellanos è malinconico, ma lim- pido. È lo sguardo di qualcuno che non vuole farsi tante illusioni, ma neppure prevede catastrofi. Lo sguardo di chi ha visto cose deprimenti, ma che non ha dovuto tapparsi gli occhi sconvolto dalla paura, e non impensierito neppure dalle visioni che intorno a quell’epoca Goya aveva raffigurato nei Capricci e su quelle piccole tele che aveva dipinto per se stesso: im- magini di manicomi, di crimini sanguinosi, di canni- balismo e stregoneria. Jovellanos è una figura di il- luminista dalle buone intenzioni cui i tempi moderni hanno riservato le peggiori sorprese; il sognatore che non riesce a figurarsi i cataclismi distruttivi e l’infa- mia che finiranno per sommergere anche lui, senza che i suoi buoni propositi o la sua integrità persona- le servano a porre rimedio a qualche sciagura o ad assolverlo dalla colpa. Giochiamo d’anticipo e siamo in grado di predire il futuro che lo sguardo intelli- gente di Jovellanos avrebbe voluto sbirciare: il suo percorso nelle stanze del potere sarà ancora più bre- ve e meno efficace di quel che teme; lo attendono, in- sieme alla vecchiaia, il biasimo e il carcere; conoscerà la guerra e morirà senza vederla finire, viaggiando per luoghi che immaginiamo altrettanto desolati di
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