Page 52 - Goya y el mundo moderno
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7. Francisco de Goya y Lucientes
Il 3 maggio 1808 a Madrid,
o Le fucilazioni sulla montagna del Principe Pío (particolare), 1814
Madrid, Museo Nacional
del Prado
svolge la nostra esistenza quotidiana.
Due anni fa si è tenuta a New York una meravi-
gliosa mostra su Manet e le diverse versioni dell’E- secuzione dell’imperatore Massimiliano. Si potevano esaminare i materiali che servirono da punto di par- tenza al pittore: tra di essi, curiosamente, non figu- rava alcuna testimonianza visiva. Manet vide forse le foto del cadavere nella bara, della camicia sforac- chiata e dell’ampio cappello che Massimiliano in- dossava, ma non della fucilazione in sé, perché que- gli eventi non venivano fotografati e perché nessuno fece uno schizzo della scena che tuttavia venne rap- presentata spesso. Lesse le relazioni della stampa, ab- bondanti ma contraddittorie, nessuna di prima ma- no, perché la fucilazione era avvenuta in un luogo re- moto e praticamente senza testimoni. Che il quadro dell’esecuzione di Massimiliano non sia un docu- mento, ma una composizione, il risultato di un pro- cesso di ricerca e congettura, risulta ancora più evi- dente perché Manet dipinse tre versioni senza indi- carne mai nessuna come definitiva. Lavorò, come Goya, a distanza – Goya a sei anni di distanza nel tempo, Manet più vicino nel tempo, ma molto più lontano nello spazio e con l’obbligo di dover imma- ginare un paese nel quale non era mai stato – ma an- che lui, come Goya, con una vicinanza emotiva ali-
mentata dalle convinzioni politiche e dalla sete di sa- pere. Per Manet la crudele verità della fucilazione di Massimiliano costituiva un antidoto alla pompa op- primente e mistificatoria di Napoleone III, alla sua vacua retorica imperiale, obsoleta quanto l’arte ac- cademica che patrocinava e sotto la quale si nascon- devano gli interessi monetari più sordidi. Nel 2 mag- gio 1808 e nelle Fucilazioni Goya dichiara un’inten- zione propagandistica – “ardenti desideri di perpe- tuare per mezzo del pennello le più notevoli ed eroi- che azioni della nostra gloriosa insurrezione contro il tiranno d’Europa” – senza dubbio accentuata dal- la necessità di mettersi in buona luce nella nuova si- tuazione politica creata nel 1814 dal ritorno di Fer- dinando VII, ma ciò che dipinge non concorda con le sue stesse parole, e ancora meno con le rappresen- tazioni abituali di eroismo e sacrificio patriottico.
Non si deve cedere alla comodità quasi inevita- bile di considerare ben noti questi due quadri. Non ci si può accontentare di esaminare una volta ancora le riproduzioni e pensare di conoscere gli originali a memoria, come si ritiene, per esempio, di conoscere a menadito Delitto e castigo, la Nona sinfonia o il David. In questo mondo anestetico colmo di simula- cri virtuali di qualunque cosa bisogna recarsi al Pra- do e raggiungere la sala dove si trovano, fianco a fian-
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